Storia del mercatino

Patrizia ci narra della nascita del mercatino negli anni ottanta con un racconto come al solito molto coinvolgente.

Negli anni ottanta, durante una gita in Provenza, un gruppo di amiche, per l’esattezza quattro, si lasciarono …conquistare dal profumo della lavanda racchiuso in sacchettini di tela colorati e dalle profumate erbe aromatiche, dai cestini coperti di centrini a fiori e, tornati a casa, due di esse maturarono un’idea alquanto geniale, ed inventarono IL MERCATINO DI ARTIGIANATO VALLIGIANO, per reperire fondo per la parrocchia che stava restaurando un vecchio convento.
L’idea divenne contagiosa ed ebbe un valido appoggio nelle suore Gianelline che a quei tempi avevano una Casa a San Rocco e, naturalmente anche da altre amiche che si unirono, negli anni successivi, al lavoro delle amiche….pioniere,ma questa è un’altra storia.
Dunque per partire ci voleva un po’ di materiale almeno una ventina di articoli, che dovevano essere rigorosamente eseguiti a mano secondo le tradizioni dei ricami della nostra valle, in realtà si trattava di saper usare ferri, ago ed uncinetto!!!
Suor Carmela che ricamava benissimo eseguì una splendida tovaglia a punto broccatello, su un pezzo di lino regalato dalla signora Giuseppina Delsante, che per molti anni ci gratificò con la sua generosità, suor Maria degli Angeli eseguì centrini bianchi all’uncinetto, inamidati e a forma di cigni  creando delle originali composizioni, l’Ottavia fece graziose presine a forma di pannocchie ,allegre con un’aria rustica e gradevole.
la signora Olga eseguì grandi centri di pizzo e la signora Vittoria ci gratificò di alcuni grembiulini ricamati, di sua creazione, che divennero il simbolo del mercatino. Le amiche pioniere si divisero i compiti: alcune eseguirono graziosi lavori su tele provenzali: servizietti americani, servizietti da bar, copricestini, tutti magistralmente rifiniti con bordini colorati eseguiti all’uncinetto. Una delle amiche che all’epoca viveva in Scozia, ricamava tappeti a punto stuoia, con colori vivaci: fiori e frutta su tele rustiche che ci aveva regalato Carlo, grande amico di san Rocco, e grande benefattore. Erano teli di iuta da tappezzieri, ma con il capace lavoro dell’amica pioniera, diventavano veri capolavori e si vendettero poi benissimo! E la lavanda? Una delle amiche s’incaricò di cercare le azzurre spighe nei giardini, ma, allora, mal volentieri i proprietari ne lasciavano tagliare gli steli fioriti. Finalmente le gentili ed indimenticate sorelle Savani, la Rina e la Dina, che possedevano uno dei più bei giardini del paese, ci fornirono grandi mazzi di lavanda. A questo punto devo fare due precisazioni. La prima è sulla raccolta e la conservazione dei fiori di lavanda. La lavanda si raccoglie e si fa seccare . Quando è ben asciutta si sgrana e si conserva in sacchettini di tela trasparente oppure si può usare il tulle dei confetti. Si mette nei cassetti della biancheria per profumarli. Ci sono poi tanti altri modi per usarla. La seconda precisazione è sul giardino delle sorelle Savani. Il giardino era piccolo e poteva passare inosservato, sotto strada nella curva di via Pieve, ma era così colmo di fiori in tutte le stagioni che quasi tutti i negozi di fiorai difficilmente potevano vincere il confronto,ed il segreto, secondo me, non era in qualche concime speciale, ma nella cura e nell’amore che le sorelle mettevano in quel piccolo fazzoletto di terra!
Il 15 agosto di quel lontano anno fu allestita la prima bancarella del mercatino. Era un tavolo di legno, ricoperto di un tappeto eseguito all’uncinetto e sopra in bella mostra c’era la bellissima tovaglia in bisso azzurro di suor Carmela. I sacchettini di lavanda profumata, i grembiulini di Vittoria, due per l’esattezza, i cigni candidi di suor Maria delle grazie, i sottobicchieri e copricestini di stoffa provenzale, il grande centro della signora Olga, le presine fatte a pannocchia di granturco della cara Ottavia e i pizzi all’uncinetto della sorella di Ottavia per asciugamani che non c’erano. Il mercatino durava un solo giorno , il 15 agosto. Siccome era allestito nel piazzale davanti alla Chiesa, non si andava a casa a pranzo per non lasciare incustodita la merce nel mezzogiorno . Ottavia ed io, ci fermavamo a mangiare la torta d’erbe che facevano nella trattoria vicino alla chiesa, dove ora c’è la Beatrice con il negozio di fiori.
Per alcuni anni abbiamo continuato così. Poi si sono aggiunte altre amiche brave e volonterose, che, per contribuire alle creazioni artistiche del mercatino, rispolverando gli insegnamenti appresi tanti anni prima, frequentando la scuola di Suor Maria del Rosario si improvvisarono valenti ricamatrici- Con l’aiuto di queste amiche l’apertura del mercatino si effettua, ormai da molti anni , tutti i giorni festivi di agosto e viene allestito nei suggestivi locali dell’ex convento agostiniano, finalmente restaurato. Facendo un passo indietro, nel tempo, ricordo l’ amica Rosanna che valente promotrice delle vendite, soleva passeggiare in viale libertà con in braccio asciugapiatti e tovagliette da…proporre ad amiche e conoscenti. Bei tempi, eravamo giovani e svelte!!
I capi ricamati sono sempre più belli e numerosi, come numerose sono el persone che lavorano intorno al gruppo che organizza la mostra mercato.
Non ci sono più le Suore Gianelline, ma il loro ricordo ed i loro insegnamenti ci danno la forza e l’entusiasmo per proseguire nel lavoro, sino a quando ci sarà bisogno di noi e il Signore lo vorrà.
Tante nostre amiche che hanno lavorato con noi, il Signore le ha portate in
Cielo e noi abbiamo allestito questa mostra, per onorare il loro ricordo.Lucia e Gian Carla, attivissime amiche , provette ricamatrici, hanno raccolto le foto dei lavori fatti in tanti,assieme alle amiche pioniere, Bianca, Euride e Maria Rosa, eseguite dall’indimenticabile Bianca Oemi, per presentarvi
 una simpatica carrellata di capi di biancheria per la casa,belli come quadri d’autore.
Tante mani hanno lavorato negli anni, tanti capi sono stati venduti e con il ricavato non solo si è contribuito al restauro della Chiesa e del suggestivo Convento, ma, come si può vedere dai documenti esposti nella mostra, è stato aperto un pozzo in Africa, adottata una scuola in Brasile, adottato un seminarista brasiliano che ora ha finito i suoi studi ed è sacerdote, che ancor oggi si ricorda di noi, scrivendo a don Primo.
Tante altre opere sono state fatte con i fondi raccolti, e credetemi, c’è più gioia nel dare che nel ricevere!