Nella magica notte in cui tutti si sentono più buoni ed il messaggio degli Angeli si fa sentire anche da chi, solitamente, per comodità di vita, ama fare orecchie da mercante, don Giuseppe, nel suo primo Natale in parrocchia a San Rocco, organizzò il Presepe vivente.
     Mentre sul piazzale della stazione ferroviaria i Centurioni romani a cavallo (gruppo AVAC), davano inizio alla sacra rappresentazione, da una strada laterale, scendeva da Grifola, sopra un docile asinello, Maria avvolta in uno scuro mantello, seguita a piedi da San Giuseppe.
     Le persone, assiepate lungo i lati di Viale Libertà, novelli, inconsapevoli pastori sussurravano, a volte, senza rendersene conto ………. Ave Maria.
     Lungo la strada, Maria e Giuseppe, chiedevano alloggio ai padroni delle case e agli osti delle osterie e s’intrecciavano in quella notte serena e fredda le note sequenze della poesia del Gozzano :"Oste del Cervo Bianco.."….."Consolati Maria del tuo peregrinare , siam giunti ecco Betlemme ornata di trofei…"
     Davanti al palazzo Grossi, alcuni facevano il censimento e dalla stradina dele suore Gianelline, arrivava Giovanni il Battista che , vestito con pelli di animali, con voce possente ammoniva la gente, invitandola a cambiar vita, abbandonando i peggiori mali di oggi : la droga, il malcostume, l’egoismo e la falsità.
     Ormai siamo vicini alla Chiesa : la luna, alta nel cielo, rischiara quella lunga processione che in un incredibile silenzio, rotto solo dalle grida del Battista, sta entrando nel piazzale della Chiesa.
     E’ quasi mezzanotte e sul punto più alto della facciata, si accende come per incanto una stella luminosae dai campi vicini arrivano tanti pastori con agnelli e pecore e capre; entriamo tutti in chiesa.
     E’ un momento suggestivo, di quelli che arrivano e ti riempiono di una dolcezza così pura, semplice, che riporta all’infanzia, quando il cuore e la mente ancora non conoscono l’ingratitudine, l’invidia , il rancore, quando la fiducia nei genitori è senza limiti perchè capaci di proteggerti da qualunque male. Ed ora, provati dalla vita, bloccati dalla sfiducia, a volte non riusciamo più a credere che vicino a noi c’è un Padre veramente grande e onnipotente che ci protegge, la cui comprensione e pietà non hanno limiti: l’eterno onnipotente Dio che noi chiamiamo Padre.
     Risuonano chiare le parole di don Giuseppe sull’altare " .. e noi con la certezza di essere tutti fratelli eleviamo la preghiera a Colui che è nostro Padre….Padre Nostro…..".
     Gesù per nascere "ha bisogno di un posto nel nostro cuore " e con questa frase ci ha insegnato che amore non è una parola difficile: basta dividere con il fratello il dolore, facendocene carico, e dividere la gioia donandola.
Maria Patrizia Tagliavini