Iniziamo oggi la pubblicazione a puntate di una interessante tesi universitaria dal titolo "L’INFLUENZA DELLA  FERROVIA SULL’EVOLUZIONE  URBANISTICA, ECONOMICA  E DEMOGRAFICA  DI  BORGOTARO DALL’UNITÀ D’ITALIA  AI  GIORNI NOSTRI". L’autrice, Stefania Terroni, nasce a Borgo Val di Taro il 09/03/1970, laureata presso l’Università degli Studi di Parma alla Facoltà di Lettere il 02 giugno 1995, vive a Borgo Val di Taro dove svolge la professione di docente presso la scuola secondaria di secondo grado.

Introduzione

Geografia e ambiente sono due termini coniati a specificare due realtà distinte, poiché ognuna è dotata di un preciso significato e di una specifica natura, tuttavia esse trovano motivo di coincidenza e di unione nei concetti di spazio e di tempo. Nel concetto di spazio, quando esso è inteso come insieme di luoghi dove si ha la manifestazione di una serie molteplice di relazioni, semplici o complesse, dovuta a fenomeni di interscambio di energia e di materia, che consentono lo studio descrittivo, distributivo e funzionalistico dell’ambiente; nel concetto di tempo, poiché il tempo, inteso come categoria condizionante il succedersi cronologico degli eventi sullo spazio, esprime il caratterizzarsi, nelle diverse forme spaziali, dei rapporti attivi di correlatività fra mondo animale, mondo vegetale e mondo fisico, costitutivi del mondo-ambiente, formando essi un complesso che determina lo spazio tellurico.
Con il termine geografia viene denotata una realtà immateriale che trova ogni motivazione giustificativa del suo essere nei fatti conoscitivi della società umana rivolti a se stessa ed al mondo esterno.
Per questo la geografia si propone come scienza, definita da un proprio corpo linguistico, una propria metodologia, un proprio oggetto, una propria finalità: tutte prerogative che le consentono di adeguarsi al perseverante progresso del pensiero scientifico. Ciò le offre la capacità di giungere all’interpretazione razionale del “fatti tellurici”, nel loro essere soggetti ad un divenire di causalità, poichè guidato da leggi cosmiche; dei “fatti formativi” i quali esprimono il “vissuto” degli organismi, animali e vegetali, distinti secondo le specie, la conformità e le esigenze di vita; dei “fatti antropici” intesi come complessità e diversità delle organizzazioni economico-produttive, delle espressioni insediative, di quelle sociali e politiche e delle relazioni continue e differenziate con il mondo-ambiente.
Questi fatti richiedono all’uomo differenziate connessioni spazio- temporali, in obbedienza alle “leggi naturali” e al divenire storico delle società, e perciò si propongono nell’analisi delle dinamiche tipiche di un territorio, il quale è, quindi, spazio modificato ed umanizzato.
Con il termine ambiente, all’opposto, viene definita una realtà concreta ed esistenziale la cui natura trova consistenza in un complesso differenziato nelle componenti e nelle manifestazioni, perchè è soggetta a leggi naturali dalle quali non può discostarsi.
Esso, per quanto precostituito all’uomo, tuttavia si propone continuamente a lui ed alle sue strutture sociali, che necessariamente lo coinvolgono e lo rendono partecipe, costituendo l’ambiente l’insieme dei luoghi di relazione e di vita.
L’uomo ha coscienza dell’ambiente mediante la percezione dei fatti e dei fenomeni che in esso hanno attuazione e che ne caratterizzano le proprietà e la composizione. Egli ne fa una ricostruzione logica e ricerca le loro interconnessioni casuali.
Fra l’uomo e l’ambiente, quindi, si costituisce un ponte di conversione continua, il quale consente alla coscienza umana di entrare in relazione reciproca e continuata con il mondo oggettivo della natura.
L’ambiente, perciò, può essere captato ed inteso come una serie di avvenimenti plurimi, semplici e/o complessi, consequenziali, resi evidenti nella concordanza o nella discordanza dei loro effetti su uno spazio, che è lo spazio geografico. La geografia entra, perciò, nel discorso “ambiente” per quel che riguarda alcuni fatti specifici, non solo fatti fisici e biologici, ma anche fatti antropici, traendo da essi validità e concretezza operativa per l’uomo.
Lo spazio tellurico, pertanto, si propone come punto d’incontro tra geografia e ambiente; infatti tale spazio, nel quale si identifica la superficie terrestre nella sua totalità e nelle prerogative di spazio naturale costituito, è luogo di relazioni e di vita per ogni forma ed espressione biotica, tra cui appunto l’uomo.
Riguardo all’uomo ed alla sua società lo spazio tellurico diviene, infatti, oggetto di conoscenza dimostrativa ed esplicativa di tutto ciò che è reale, ossia di tutto ciò con cui l’uomo può aprire un discorso logico, perchè appartiene , o può appartenere, al campo d’interferenza con le proprietà conoscitive delle quali l’uomo è per natura dotato, consentendogli di organizzare il territorio secondo particolari esigenze di vita.
L’uomo anche quando appare condizionato, in veste di oggetto, non lo è mai nella realtà dei fatti, poichè le relazioni che egli continuamente apre con lo spazio tellurico e il mondo-ambiente sono scelte libere, dettate dall’elaborazione delle esperienze passate e di quelle attuali, di quelle individuali e di quelle collettive proiettate nel sociale, e perciò divengono formative di quella cultura mediante la quale l’uomo conduce il suo dialogo di vita e manifesta, sia pure in diverso modo, il volontarismo di ogni suo atto di relazione.
Lo spazio tellurico, perciò, è spazio operativo , dove l’uomo esprime il proprio modo di essere e le proprie esigenze.
L’uomo, dotato della capacità distintiva ed interpretativa della complessa costituzione e fenomenologia del sistema mondo, possiede una potenzialità individuale che gli consente di opporsi ai suddetti condizionamenti, ideando, proponendo ed evolvendo continuamente, anche sull’ispirazione della storia sociale vissuta, strutture, atteggiamenti e scelte comportamentali. Questi ammettono operazioni soggettive tuttavia sempre a validità sociale, mediante le quali l’uomo stimola, di tempo in tempo, un adeguamento attivo alle apparenti intransigenze dei fattori ambientali.
Ciò significa che l’uomo ha la capacità di realizzare particolari forme di vita, di crearsi situazioni favorevoli, di dominare lo spazio, organizzandolo, strutturandolo ai propri progetti, di espandersi e di formare nuovi gruppi sociali liberi nell’azione, e di “umanizzare” il mondo-ambiente, anche se questo suo agire provoca fratture sempre più profonde nella composizione e nell’equilibrio primitivo dell’ambiente naturale.
L’uomo ha sempre mantenuto aperto con il mondo-ambiente un discorso a significato incisivamente economico e teso al progresso scientifico, tecnologico e sociale.
Ogni gruppo umano attribuisce allo spazio di pertinenza al suo vivere quell’organizzazione e quelle finalità di più immediata corrispondenza alle direttive che ne guidano l’agire. Pertanto i sistemi socio-spaziali che ne derivano sono, per loro costituzione, differenti da luogo a luogo e di tempo in tempo, e rispondono alle sollecitazioni degli intendimenti politici ed economici, sorretti sempre da un’ideologia di base, proiettata sullo spazio, secondo gli impulsi del tempo storico d’appartenenza delle società.
Il momento storico, da cui quest’analisi prende avvio, durante il quale si verificò un progressivo capovolgimento del sistema di lavoro, inteso come ricerca continua di nuove relazioni con le realtà territoriali e di un migliore sfruttamento dell’energia e delle risorse, ha dato vita ad una complessità di contenuti del conoscere e della cultura che hanno portato ad un mutamento e ad un approfondimento dei modi di proporsi all’ambiente e, quindi, ad una complicazione dei fatti di relazione sociale. Vi fu un generale avvicinamento, costante e progressivo, ad un ideale di vita impostato sui rapporti fra le esigenze umane e quelle del mondo-ambiente, volti a porre le basi di un futuro ed efficiente miglioramento delle condizioni di vita, dovuto sia ad un notevole avanzamento culturale e sociale, sia alle nuove acquisizioni scientifiche e tecnologiche ed alle loro applicazioni.
Il passaggio da una realtà puramente materiale, lo spazio geografico, alla realizzazione di una realtà spaziale organizzata e sfruttata, vasta e complessa, ha comportato per la società la conquista, l’assoggettamento e il dominio dello spazio di vita.
Una realtà spaziale, particolarmente interessante dal punto di vista storico e geografico, è quella Valtarese, perchè costituisce un’area tipica in cui diversi fatti fisici, biologici ed antropici, hanno manifestato un’intensa e persistente influenza reciproca, incidendo sull’organizzazione spaziale e sullo sviluppo economico e sociale.
Il Circondano di Borgotaro, per la strategica posizione geografica di confine, vista sempre in funzione militare, e per la morfologia prevalentemente montuosa del territorio, al termine del secolo scorso, non fu coinvolta nel generale processo di trasformazione nazionale dovuto allo sviluppo delle attività agricole, industriali, commerciali, amministrative e sociali.
Ragioni politiche di sicurezza, operazioni militari e impedimenti temporanei avevano imposto alla zona l’assenza totale di strade di facile e rapida percorribilità.
Inoltre la conformazione del suolo, costituito da una vallata chiusa da cime non alte, ma unite tra loro, non permise facili e rapide comunicazioni con le valli vicine.
Questa “isola” pertanto, rimase sempre “chiusa” e legata a tradizioni tanto radicate che il generale progresso tecnologico ed economico faticò a far sentire la sua positiva influenza. Tuttavia la consapevolezza del sentimento del Peconomico dominava l’animo della popolazione valtarese che, nonostante le tante barriere naturali ed imposte, tentava di svolgere qualche scambio con le località più vicine, ottenendo sempre scarsi profitti, poichè la distanza incideva pesantemente sui costi economici totali.
La distanza (86 km da Parma) che separava il paese dai centri di commercio importanti, la mancanza di strade rotabili e la scarsità di mezzi di trasporto efficienti costituirono elementi negativi, tanto che risultava più conveniente rinunciare al commercio e produrre lo stretto necessario alla sopravvivenza.
L’avvento della linea ferroviaria Parma – La Spezia incise sul territorio e lo trasformò in un’area di potenziale insediamento industriale, portando i Valtaresi ad intessere nuove e fruttuose relazioni con i territori esterni.
Per la Valtaro fu il simbolo di una rottura con gli schemi ormai troppo antiquati del passato e rappresentò una vera e propria forza propulsiva di cambiamento che indusse nuove trasformazioni sia a Iivello ambientale che sociale; cambiò il modo di gestire ed organizzare lo spazio, con progetti meglio strutturati e volti a migliorare lo spazio di vita, finalizzandolo alla massima produttività e funzionalità.

 

Prossima parte: "La viabilità ed i trasporti a Borgotaro nella seconda metà dell’800". (28/03/2007)