Aldo Bernini

Per la categoria "Personaggi", vi presentiamo oggi un artista: Aldo Bernini. un pittore, costruttore,saldatore,poeta e attore. Di lui pubblichiamo alcune poesie e vi mostriamo alcune opere.

 
     
     
     
     

Nato a Borgo Val di Taro il 24 febbraio 1942 da Pietro Bernini e Angela Zucconi.
Durante la sua prima infanzia abitava in località "Cavanna", nel 1947 si trasferì con la famiglia nel podere "Sassonia", sito tra San Rocco e la stazione,sulla destra del Taro.
Iniziando la scuola e vedendosi obbligato a studiare poesie a memoria, cominciò ad odiarla e fu bocciato sia in prima che in terza elementare.
Durante tale periodo egli invidiava i compagni che sembravano sempre più bravi di lui nel disegnare, così un giorno si impegnò nel rappresentare un paesaggio in prospettiva che stupì talmente sia gli insegnanti che li stessi compagni, che nel giro di 24 ore nel quartiere non parlava d’altro.
Fu così che capì di avere del talento, anche se non servì a nulla.
Terminate le scuole, continuò a lavorare nei campi con i genitori, a 16 anni poi andò ad imparare la professione del fabbro, dopo tre anni di apprendistato, fu "prelevato" da un’impresa per la costruzione di acquedotti, la quale lo mandò come saldatore, nella riserva della principessa Jolanda di Savoia, situato tra Ostia e Tor Vajanica (Roma).
Da allora iniziò la sua vita di trasfertista, continuando a cambiare sempre località al termine di un lavoro.
Mentre era lontano da Borgotaro, la sera si affacciava alla finestra dell’albergo e osservando le luci dell’aereoporto, pensava a come fosse simile alla composizione delle luci di via Torresana, come le vedeva da casa sua. Ciò gli provocò l’impulso di dedicare qualcosa al suo lontano Borgo, così scrisse la sua prima poesia in rima nel settembre 1962.
Non ne scrisse molte, al massimo una o due all’anno fino al ’69, quando iniziò il "blocco d’ispirazione" sia poetico che pittorico che durò fino al ’85. Fece vari quadri che sono quasi tutti appesi alle pareti di casa sua.
Bernini pensa che molte delle sue poesie non siano pubblicabili, siccome alcune siano riguardanti la politica.

 

POESIE.

 


LA NOSTRA CARA SASSONIA.

 

È cu ch’la nostra Sassonia cùm l’ho dis’gnà chi cusì,
l’è cùn l’aspétu ch’ha gh’èiva fein d’ar sinquant’trì;

d’ar tèimpu ch quant s’andava ar mr’cà,
sultantu in burg’zàn s’sn’tìva a parlà,

và bèin ch’s’distinguèiva i vilàn dai siuròti,
ma insém t’ndèiv’nu i f’r’tti ai mr’lòti.

Ar tèimpu ch’l gianélì’n i stàvi ancùra da l’Ostacchini,
tüt v’stì d’bianch’e nèiru cùm tanti bèi pinguini.

A qui tèimpi,i Ruggeri ià ciamàv’nu m’g’ttu,
e i Giovanazzi ià ciamàv’nu làz’ttu.

S’sn’tìva d’sp’ssu a numinà i vantèin,
i caciö,i dalò,i castagnö e i cavanèin.

D’là da Tàr gh’era un picèin sitarélu,
ch’l’andàva da Varàcula ar müru d’ar castélu,

l’era pocu pü grand ch’un bòun fasul’ttu,
ma cùl ch gh’v’gnìva a bastàva a Giülsf’ttu.

V’ricurdè quant’andàva in giru Cecu d’Cavagnèin?
Ch’fisc’ttandu u’ricamava d’l bèl bach’tt cor t’mp’rèin?

Magàri un dumàn stì suvr’numi i saràn sustituì,
da d’i Macìr,Abdulà,Moskovìc opür dài Ciùciàkì.

A cùi tèimpi,chi n’s’la s’ntìva d’stüdià,
un m’stér u’s’n’andava a imparà.

In Italia n’era ancùra arivà la televisiòun
ma tantuménu l’invidia e la gràn ambisiòun,

anca s’l pàgh in’éri ancùra in miliòun,
un lavùr fìsu ut’fàva list’ssa un siùròun.

Ar prugrèsu un’hà bèin fàtu puzà l’bicicl’tt,
ma d’l’ecunumìa i"sindacati"i’én d’v’ntè caval’tt.

 




E’ GIUNTA PRIMAVERA.

E’ giunta l’attesa primavera,
dopo la lunga stagione nera.

Ed ecco che il sole col suo calore,
ha risvegliato ogni tipo di fiore.

Dopo la lunga e gelida invernata
pure la rondine turista è tornata.

Or vedo spuntar la triangolar testa
del rettile che anch’esso si desta.

Dall’ape alla formica in continuo movimento,
t’accorgi di vivere in un magico momento.

Nel laghetto,allegri pesciolini volteggiano a galla
e nei prati scorrazzano. i bimbi che giocano a palla.