Aldo Tagliavini nacque a Borgotaro il 26 agosto 1906. Il padre Casimiro, dipendente dell’Amministrazione Provinciale di Parma come capo sorvegliante del corpo cantonieri provinciali, si trasferì dalla nativa Colorno, appunto per motivi di lavoro.


Casimiro gestiva anche una piccola azienda di manufatti in cemento e materiali da costruzione. Aldo, fin da piccolo dimostrò grande attitudine per il disegno e la scultura ma, date le difficoltà dell’epoca a raggiungere città con scuole adatte, fu mandato in collegio a Codogno dove fece i primi studi.
Durante un’estate che stava trascorrendo al paese, un rappresentante di commercio di Massa che frequentava la ditta del padre , vide Aldo che stava eseguendo in creta il suo autoritratto: busto a mani conserte . Capì la “stoffa” che c’era in quel ragazzotto ormai diciottenne e tanto fece che convinse Casimiro ad iscrivere il figlio all’Accademia di Belle Arti.
A scuola ebbe ottimi risultati e frequentò i corsi con scultori come Riccardo Rossi autore fra l’altro di un notevole” San Francesco”
Purtroppo l’attività artistica di Aldo fu frenata dalla morte improvvisa e immatura del padre , poiché egli dovette continuare la gestione della ditta paterna.
Infatti, bravo che sia, prima di “vivere d’arte”, un artista ha bisogno di farsi un nome e per farselo deve dedicare molto tempo all’arte, senza gli assilli del vivere quotidiano!
Comunque c’è una frase curiosa che ancor oggi alcune persone del luogo ripetono alle ragazze da marito un po’ difficili ed indecise nella scelta, e che una volta era d’uso comune: ti portiamo da Tagliavini a farti fare il marito di gesso!
Questi detto scherzoso testimonia come la sua bravura nello scolpire , avesse colpito la fantasia e la considerazione della gente.
Molte opere nella valle, a tanti anni dalla sua morte, sono ancora a testimoniare la sua attività artistica.
A Borgotaro, il Sacrario dei Caduti , eseguito in pietra arenaria di Baselica, con l’aiuto di bravi scalpellini della valle. Per citare alcuni nomi: i fratelli Delchiappo di Borgotaro e i fratelli Rizzi di Baselica.
Nella vicina cittadina di Pontremoli, a lui si devono gli ornamenti del giardino del Teatro la Rosa: balaustre, scalinate, vasi e la bella vasca che è nel giardino della villa Bruschi a Pieve di Saliceto.
Tornando a Borgotaro si può notare il magistrale rifacimento di colonne in cemento martellinato ad imitazione della pietra con cui sono fatte le altre, nella Chiesa di San Domenico.
Sul balcone di Palazzo Manara , sede del Municipio, si può osservare, scolpito, lo stemma del Comune.
A Compiano, su commissione della compianta Contessa Gambarotta, allora proprietaria, il rifacimento delle bifore nei restauri del castello.
A Massa, ha lavorato con altri colleghi, all’esecuzione della Fontana di Piazza Puccini, creando quei grassi putti che l’adornano.
Sempre a Massa c’è una bella panchina con sostegni che rappresentano draghi.
In molte case private, di tutta la valle del Taro e del Ceno, sono tuttora conservate opere che ricordano la maestria delle sue mani: caminetti, ornamenti di facciate, pilastri, colonne, capitelli, fontane nei giardini, opere belle ed originali.
Per anni molti parroci della valle , sono ricorsi a lui per restauri delle loro Chiese e per creare altari e cappelle. Non solo il marmo fioriva fra le sue mani, ma il gesso, la creta, la graniglia e il cemento. Si divertiva a confondere le idee del pubblico profano in materia, scommettendo sulla capacità di capire con cosa avesse realizzato una colonna, un capitello….
In mezzo ai suoi disegni si è trovato un quaderno dei ricordi, dediche di amici e versi copiati da qualche vecchia antologia del tempo della scuola….” un carro
oltrepassò d’erbe ripieno e ancor ne odora la silvestre via. Sappi fare anche tu
tu come quel fieno, lascia buoni ricordi anima mia…..
E’ ciò che lui ha fatto, ed è per ciò che è ancora in mezzo a noi!

Immagini.