"…….il Giro approdava al mio fiume per sorseggiare l’acqua del Tarodine, un’acqua fresca e miracolosa, scaturita da un divino monte che gi avrebbe propiziato il buon viaggio e il buon ritorno. E mi sentivo contento."

Così scriveva Bruno Raschi nel sul Libro "Ronda di Notte" e il Giornale di San Rocco  vuole ricordare uno dei suoi figli più cari con amore e con orgoglio, il Poeta del Ciclismo , il cantore dello Sport, la dolce, arguta e colta "penna" della Gazzetta Rosa.
Lo facciamo con un ricordo che ha di lui un giornalista sportivo di Varese che lo ha conosciuto.

 

Salire annualmente sul Colle del Ghisallo in occasione del Giro di Lombardia e leggere quanto da lui scritto per la targa posta sul "Monumento del ciclista"……Poi Dio creò la bicicletta perchè l’uomo ne facesse strumento di fatica e di esaltazione nell’arduo itinerario della vita……." mi riporta ai miei inizi di collaboratore giornalistico quando diciottenne ho iniziato a seguire e scrivere di ciclismo partorendo i primi articoli.
Bruno Raschi? Il maestro, un punto di riferimento per un neofita come il sottoscritto avido nel leggerne i suoi articoli sulla "rosea" carpendone le sfumature, le descrizioni dettagliate e partecipate di ogni fase della corsa che seguiva, i passaggi salienti, il gesto atletico dei corridori coinvolti, e la fatica descritta nella sua cruda realtà come se in sella ci fosse anche lui.
Pagine indelebili di un giornalismo che ha elevato il ciclismo a sport nobile pur nella sua semplicità interpretativa dei suoi primattori, i corridori rendendolo popolare per la gente amato e seguito creandone i miti di cui ne è stato stupendo cantore delle imprese dei titani della due ruote ma anche se non vincenti di gregari umili che ha contribuito a  valorizzare a far conoscere e apprezzare.
Battendo i tasti della sua inseparabile "Olivetti 32" si estasiava trasformandola in una pianola ciclisticamente ecumenica nel suo divino proporsi con articoli che divenivano cantici per le orecchie di chi il ciclismo l’ha vissuto e tuttora lo vive nella giusta luce dei suoi grandi valori umani.
Valori che sapeva trasmettere con un linguaggio giornalistico unico e inimitabile che diventava letteratura facendo collimare il mondo ciclistico con le vicende quotidiane che la vita riserva ad ogni uomo unitamente a fargli scoprire nuove amene località con le loro bellezze naturali , artistiche e storiche includendo fedele alle sue origini la natia  Borgo Val di Taro esaltandone le benefiche proprietà terapeutiche dell’acqua del tarodine a cui transitando con il Giro d’Italia soleva “dissetarsi” ritrovando serenità tra i declivi appenninici con il calore della sua gente.
Conosciuto di persona è accresciuta in me nei suoi confronti l’ammirazione soprattutto in quelle indelebili serate che lo vedevano oratore nelle feste sociali dell’U.C Bustese alla presentazione della squadra corridori quando nel silenzio più profondo si pendeva dalla sue labbra sentendone tutto il suo scibile narrato con un’intensità forte cadenzata ed emotiva assaporando del ciclismo aspetti inediti a volte sconosciuti ma che diventavano insegnamenti per i giovani in sella a cui si rivolgeva incoraggiandoli a mai desistere a lottare sempre fino in fondo così come a noi addetti ai lavori ricordandoci  di mai deludere i lettori ma di essere sempre fedeli ad una vera etica giornalistica professionale seria mai bluffando e soprattutto denigrando i corridori.
Conoscenza che senza il suo fido autista della rosea, l’amico Ezio Graziani non ci sarebbe mai stata iniziata, ospite passeggero sulla macchina della Gazzetta dello sport al  seguito di una Tre Valli Varesine e poi di numerose Coppe Bernocchi, dove con lui ho imparato a capire il ciclismo, il suo mondo, i suoi protagonisti, le gioie i dolori, le esaltazioni e le delusioni per una volata vinta o persa per una mezza ruota.
Un ricordo indelebile di un giornalista ma ancor prima dell’uomo dai grandi valori che ha trasmesso scrivendo di ciclismo vivendolo e facendocelo vivere.
Grazie Raschi in gruppo ci sei sempre ancora con tutti noi e quanti ti hanno apprezzato ieri come oggi con la stessa intensità ed emotività.
A perenne ricordo
                                     Ottavio Tognola