Divagazioni

Non vanta origini e tradizioni famose come quello di Viareggio o del vicino Busseto e del mitico Rio ma ha sempre avuto ingredienti genuini e puliti come l’aria dei nostri monti. Fra gli ingredienti è l’arguzia, l’allegria e perché no, la generosità con cui si spende il tempo a favore del divertimento altrui.

Parlo degli organizzatori che in ogni tempo (ieri, oggi e senz’altro domani) hanno sacrificato e sacrificano tutt’ ora il loro tempo libero per allestire carri e creare macchiette e maschere per la sfilata del nostro Carnevale, un Carnevale che non ha un vero corso, che non ha un vero cantiere, che di vero ha solo tanto buonumore.

I miei ricordi ovviamente tutti del dopoguerra, sono un po’ confusi, non hanno un ordine cronologico, non sono completi, sono fatti di sensazioni, sono scene di un vecchio film dimenticato, che sono rimaste impigliate in un angolo della mia memoria.

1954 : Sandrone e la Polonia

Sono due personaggi da teatro dei burattini. Ebbene quell’anno, per Carnevale, su di un “gippone”(non occorre tradurre vero ?) sfilarono due enormi personaggi di cartapesta (per muoverli, avevano dentro più di una persona). La Polonia, una donnona grande e grossa, picchiava senza sosta sulla testa il povero Sandrone, colpevole di chissà quali malefatte, con un enorme manico da scopa.

Gli autori del carro erano pochi uomini, aiutati da qualche ragazzotto che con fatica rinunciava alla seduta al bar per aiutare dopo cena e sino a tarda ora mio padre, il maestro Delchiappo , i fratelli Leoni. Per far uscire il carro il giorno di Carnevale, dovettero trascorrere molte notti nel freddo capannone di mio padre, senza mezzi adatti , poco aiuto e molte spese, come al solito.

E finalmente i carro sfilò per il paese, maestoso , colorato (ci vollero non so quanti metri di stoffa per vestire la Polonia! ): la Polonia picchiava sodo e Sandrone si prendeva fra le mani la testa dolorante ! Il buffo fu che ognuno trovo in quelle figure enormi significati reconditi a cui magari i creatori non avevano lontanamente pensato: ci fu persino chi vi trovò rappresentate figure politiche di allora! Il divertimento fu grande ed il successo strepitoso. Si divertirono proprio tutti. Così tutto il freddo patito e il sonno perso, l’avvilimento per la mancanza di aiuto (molte volte i ragazzotti che avrebbero dovuto aiutare quei due o tre uomini, preferivano andare a divertirsi), la fatica dopo un giorno di lavoro , furono ricompensati: tutto questo, allora come ora, è la generosità del Carnevale: regalare un’ora di gioia agli altri e non mi sembra regalo da poco.

Una notizia curiosa e un po’ amare di quel Carnevale: mi pare che , dulcis in fundo, gli organizzatori, come coronamento alle loro fatiche, dovettero pagare una bella multa perché ingenuamente non avevano pagato i diritti d’autore per il complesso musicale che accompagnava la sfilata (nel nostro caso il complesso era rappresentato dal signor Murena, meglio conosciuto come Fisc’ttu). L’anno dopo sotto una bufera di neve, il vecchio Sandrone, incurante di reumatismi e raffreddore, sfilò dipinto di blu ed agitando le braccia al vento, festeggiando a suo modo la vittoria a San Remo di mister Volare con la canzone “Nel blu dipinto di blu”.

In altri carnevali dell’epoca (anni 50/60), come del resto anche adesso sfilavano carri di bambini.

Ad esempio nel 1957 le suore dell’asilo di Borgotaro avevano allestito una bella recita di Biancaneve e sfruttando i costumi e soprattutto i protagonisti, vennero fatti due carri mascherati. In uno vi era un grosso fungo di cartapesta da cui si affacciavano sorridenti i nanetti con giacche rosse e barba bianca, nell’altro, su di un trono di damasco rosso, sorridenti e felici, finalmente uniti, sedevano il principe azzurro e la dolce Biancaneve.

A proposito del trono rivestito di damasco rosso e la scala di legno intarsiato su cui posava, mi viene in mente un altro carro sempre di ragazzi.

Le allieve di un collegio locale avevano in quegli anni organizzato una recita in costume settecentesco e , come già per Biancaneve, si pensò di creare un carro: così nacque “Casanova e le sue dame “.

Argomento un po’ insolito per un collegio femminile, ma fu un vero successo. Un ragazzetto di circa dieci anni stava assiso sul rosso trono, vestito di trine e velluto con una spada in mano piena di cuori rossi di panno Lenci , attorniato da splendide teen agers in costumi settecenteschi con bianche parrucche, tutte educande dell’Istituto Magistrale.

Solo il giorno dopo si pensò alla stranezza del carro : Casanova in un collegio di suore ! Ma in fin dei conti in nostro Casanova aveva solo nove o dieci anni e poi : a Carnevale ogni scherzo vale !!!!

Immagini.