I PARROCI DI SAN ROCCO

Stanno finendo gli anni ’40, negli occhi di tutti ci sono ancora gli orrori della seconda guerra mondiale, soprattutto negli occhi dei bambini, testimoni e spesso protagonisti involontari di tanti dolorosi episodi.

A San Rocco, chiesa povera come la capanna di Betlemme c’è un Curato magro, scavato nel viso , con un abito povero indosso, un Curato che è stato a lungo in mezzo all’inferno della prigionia, come cappellano militare: è don Ugo.

E’ un prete colto e umile, infinitamente generoso. Ogni volta che qualche persona gli donava un abito, una sciarpa, un paio di scarpe, un cappotto, per ripararlo un po’ dal gelo di quella poverissima chiesa, non aveva mai la soddisfazione di vederglielo indosso, perché subito lo donava a qualcuno più povero di lui!

Caro don UGO, forse un po’ incompreso, perché come don Camillo non voleva saperne di bandiere rosse e in quegli anni nel nostro quartiere il “rosso” era un colore che , politicamente, andava per la maggiore.

Eppure nel suo isolamento, don UGO ha avuto tante prove di affetto e quando il Vescovo decide di trasferirlo da San Rocco, si mobilita tutto il quartiere : tanti giovani e meno giovani posano per un attimo le bandiere rosse e, rimboccate le maniche, gli costruiscono la canonica in quattro e quattr’otto!

Siamo nel 1964 e, finalmente San Rocco è diventato una Parrocchia in piena regola , ma pur avendo una piccola dignitosa canonica, la chiesa assomiglia sempre più alla capanna di Betlemme.

Il tetto della Chiesa fa acqua da tutte le parti, non ci sono le fognature, niente riscaldamento, mancano vetri alle finestre, un degrado generale!

Ad un certo punto, alcuni abitanti del quartiere fortunatamente si vergognano dello stato in cui versa la loro Chiesa e, alla guida di don UGO formano un comitato pro restauri che, con spirito di sacrificio, costanza e volontà , iniziano a lavorare per raccogliere fondi. Un generoso contributo viene dato in quegli anni dai membri della Associazione degli emigranti della Valtaro a Londra.

Altri contributi furono offerti dalle ditte e commercianti locali e da tutti gli abitanti del paese .

Intanto il “Comitato pro restauri” lavorava in mille iniziative per raccogliere fondi, alcune delle quali esistono ancora oggi per raccogliere fondi per i bisogni della chiesa, ma soprattutto per aiutare i bambini del terzo mondo.

Mentre i lavori procedevano e gli impegni assunti aumentavano, al Vescovo venne la bella idea di trasferire don Ugo e questa volta fu irremovibile: nessuno riuscì a fargli cambiare idea e don Ugo nel novembre del 1981 partì per la sua nuova sede, dove rimase sino alla sua morte: Maiano vicino a Grazzano Visconti, suo paese natale.

La parrocchia rimase senza parroco sino alla primavera dell’anno successivo.

Il comitato pro restauri, senza la sua guida, con tanti impegni assunti e pochi fondi con cui farvi fronte, non era certo in una buona situazione. Si dice che il Signore dove vede provvede ed ecco che la notte di Natale, nella chiesa senza parroco venne un prete a dir messa: era don Antonio Beccarelli, padre spirituale delle Suore Gianelline e, messo al corrente dalle suore stesse della situazione, si offerse di guidare lui il Comitato pro restauri e ne divenne il Presidente.

Durante la settimana santa del 1982 arrivò a San Rocco il nuovo parroco: don Giuseppe Calamari. Ha poco più di quarant’anni, originario delle montagne piacentine e vi è in lui fortissima l’impronta che tanti anni trascorsi in missione in Brasile hanno lasciato nel suo carattere.

Se a qualunque persona non solo del quartiere, ma di tutta la valle del Taro chiedete , ancora oggi, di don GIUSEPPE CALAMARI, vi risponderà che l’ha conosciuto e che a tutti ha dato senza risparmiarsi mai!

Don Giuseppe non ama stare tanto all’ombra della canonica, ( non possiamo dire all’ombra del campanile, perché la nostra chiesa non l’ha… ma questa è un’altra storia….) , preferisce cercare la realtà delle famiglie sparse nella sua Parrocchia: sa dove abitano i contadini soli perché i figli sono emigrati all’estero, sa che c’è il grano da mietere, il bosco da pulire, si sono le medicine da comprare per chi è solo ed ammalato, e poi ci sono gli ammalati da assistere in ospedale!

Ma il cuore di don Giuseppe è troppo grande per amare solo Borgotaro, la sua valle, e le valli vicine. Nel suo cuore c’è un posto importante riservato ai fratelli poveri e diseredati del Brasile e la saudade spegne spesso il suo sorriso franco. La sua croce, pesante come quella del Cristo, è di non arrivare a sostenere tutti quelli che hanno bisogno!

Don GIUSEPPE è amato da tutti i suoi parrocchiani, va bene per tutti : è il buon pastore per tutti: san Rocco ha avuto il privilegio di averlo per nove anni e nel 1991 viene destinato a Ferriere suo paese di origine.

Contemporaneamente alla partenza di don Giuseppe, arriva il terzo parroco di San Rocco: don Gian Piero Franceschini, anche lui piacentino, anche lui missionario.

Reduce da un soggiorno di nove anni in Brasile, arriva a san Rocco perché non può più vivere in missione a causa di una grave malattia contratta in quel paese.

Arriva a San Rocco dietro consiglio che don Giuseppe dà al Vescovo. Infatti don Giuseppe non vuole che la parrocchia perda quell’impronta missionaria che lui e tutti i missionari che sono passati durante la sua permanenza, hanno saputo dare in modo così determinante.

Don Gian Piero è una presenza più autorevole di quella di don Giuseppe e l’inizio della sua missione in parrocchia non è certo facile. Tutti i parrocchiani sono troppo tristi per la partenza di don Giuseppe per apprezzarlo ed amarlo come merita.

A don Gian Piero si deve la realizzazione di diverse opere, due delle quali sono : l’oratorio per i ragazzi e l’importante restauro della pinacoteca che custodisce le 14 tele della via Crucis di Gaspare Traversi, autentici gioielli d’arte.

Quando finalmente i parrocchiani incominciano ad amare ed apprezzare don GIAN PIERO come merita, ecco che il Vescovo lo trasferisce a Niviano, parrocchia in cui rimane per breve tempo. Attualmente è Direttore della CARITAS diocesana, e risiede a Piacenza.

Dopo la breve permanenza di don Gian Piero, arriva un nuovo parroco . Questa volta è un giovane frate francescano nativo della Val Camonica : ha 37 anni ed è stato Curato a Trieste per vari anni e poi qualche mese a Bedonia. Si pensava che questo giovane frate sarebbe stato a lungo nella nostra parrocchia, invece nel 2000 se ne torna a casa, dove ancor oggi regge tre parrocchie appunto in Val Camonica. Durante la sua permanenza fra noi ha ebbe soprattutto un rapporto speciale con i ragazzi:Sono stati gli anni del “pulmino”, delle vacanze al mare e in montagna per i ragazzi della parrocchia che egli accoglieva in casa sua come fratelli e cercava di educarli e, qualche volta di “raddrizzarli”, gli anni delle gite. delle pizze, dei tornei di calcio, dei festival delle canzoni di ……San Rocco, organizzati dai ragazzi del defunto coro di San Rocco: don G.B. (così si faceva chiamare Gian Battista dai ragazzi) è partito prima di poter realizzare il suo grande sogno nel cassetto: un campo polivalente da gioco per i “suoi” ragazzi.

Partito il frate francescano che sembrava dover chiudere il cerchio delle presenze dei parroci di San Rocco, visto che la Chiesa era stata costruita proprio dai frati nel 1542, arriva il nostro parroco attuale don PRIMO RUGGERI che è il primo parroco che ha le nostre stesse radici, infatti è nativo di Borgotaro e quindi ci sono i presupposti che stia veramente a lungo fra noi, anche perché siamo nuovamente in “tempi di restauri” e a questo proposito possiamo far cenno della nuova costruzione che è sorta vicino all’ex Convento e che alloggerà gli spogliatoi per i ragazzi che da sempre giocano nello “storico” campetto della Chiesa.

Questa è in breve la storia dei parroci della Chiesa divenuta parrocchia nel 1964 ma costruita dai frati agostiniani nel lontano 1542 e tenuta aperta dalla fede e dalla forte volontà della gente e dalla capacità e dalla pazienza dei suoi parroci. La storia della nostra Chiesa è intensa di vicissitudini e si trova ben descritta nel libro di Mario Cresci: CENNI STORICI SULLA CHIESA ED IL CONVENTO DI SAN ROCCO.

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