E’ passato qualche mese dalla scomparsa di Giuseppe Terroni e siccome il suo diario di guerra è sempre  uno tra gli articoli più letti Patrizia ci vuole raccontare il suo ricordo di Giuseppe….

 Lungo la strada della nostra vita, più o meno lunga, secondo ciò che ci riserva il destino, incontriamo persone che lasciano in noi un’impronta, un segno importante, nostro e loro malgrado.
Io non avrei mai detto di conoscere Peppo, che abitava a Rivarossa, in una bella casetta con il pergolato di vite, alberi da frutta , vicino ad una piccola Maestà ( Cappella dedicata alla Madonna, che esiste ancora oggi, di proprietà della famiglia, e dove ancora oggi la pietà popolare vi recita il Rosario durante il mese di maggio).
Era l’estate del 1951. Avevo frequentato il primo anno dell’Istituto tecnico per ragionieri Macedonio Melloni a Parma e mi era rimasto inglese da riparare ad ottobre. (Allora non c’erano né debiti né crediti: i professori che non ritenevano idonea la preparazione acquisita durante l’anno scolastico, ti facevano tornare alla fine delle vacanze a sostenere un esame riparatore per passare alla classe successiva ).
Avevo un’amica del cuore, così come è rimasta ancora oggi, che mi consigliò di farmi aiutare da un suo cugino che sapeva bene la lingua, avendo studiato in Inghilterra. (questo si può leggere nell’articolo apparso sulla gazzetta di Parma)
Mi condusse da lui e pur avendo una presenza distinta e un po’ seriosa, mi sentii subito a mio agio e seguii con interesse e profitto le lezioni che mi impartì.
Ricordo come fosse ieri, la fatica ,lungo la strada del muraglione, in quei giorni troppo caldi d’estate, pedalando alle due del pomeriggio, sulla strada polverosa e assolata.
Mi riceveva in una grande stanza a piano terra: fresca, odorosa di mele che stavano in bell’ordine dentro a ceste e cassette posate da un lato di un mobile lucido e scuro.
Le persiane verdi, accostate facevano passare la luce del sole con dolcezza riposante.
……Once upon a time…… non erano favole, che mi raccontava Peppino, bensì “ the most important events “ durante il regno della grande Elisabetta. Le figure dei pirati o corsari che fecero la fortuna del regno accumulando tesori che depredavano in giro per i mari, si confondevano con i visi ritratti alle pareti , vecchie imponenti foto di nonni, zii, che mi fissavano intanto che la voce di Peppino in un perfetto inglese “madre lingua”, mi spiegava pazientemente la storia e la geografia del regno unito.Sì, a volte mi distraevo e a volte il caldo del pomeriggio mi avvolgeva in un lieve torpore, impedendomi di prestare la dovuta attenzione, comunque quando a settembre mi presentai all’esame di riparazione feci un figurone , infatti fui promossa in seconda ragioneria con otto in inglese! Merito della capacità e della pazienza del caro Peppo.
M’insegnò così bene che non ebbi più bisogno di aiuto e quindi non lo rividi per molto tempo.
Passarono gli anni, e nel 1957 in casa mia entrò la televisione, con Mike Bongiorno, le vallette, i quiz, le notizie dal mondo. Poi un brutto giorno, al posto delle immagini, nel video incominciò a vedersi del “riso” fastidioso e……ci voleva qualcuno che ci ponesse rimedio, perché comprare una nuova televisione non se ne parlava nemmeno!
E chi venne a risolvere il problema? Sì, proprio Peppo che nel frattempo si era specializzato in radiotecnica e venne a ripararci la TV. Così per la seconda volta lo trovai sulla mia strada a risolvere i miei problemi! Da allora periodicamente veniva a casa mia a”visitare e curare” la TV.
Indirettamente, nei primi anni sessanta successe qualcosa che mi riportò al suo ricordo. Infatti uno dei suoi fratelli, il dott. Giacomo (Mimmo per gli amici) divenne mio collega di lavoro: eravamo impiegati tutti e due presso la Banca Cooperativa Valtarese,
Di recente lo ritrovai anche se non fisicamente, nelle bellissime ed interessanti pagine del suo DIARIO, pubblicate su questo Giornale : pagine scritte benissimo ed ho il rimpianto di non essere riuscita ad ottenere da lui che scrivesse la storia della sua famiglia: Forse, se ci avessi messo un po’ di buona volontà ed avessi abbandonato le “pantofole”, uscendo dal cancello del mio giardino e fossi tornata in quella stanza fresca, profumata di mele, sfidando la strada assolata ,lo sguardo severo dei suoi antenati appesi alle pareti bianche nelle scure cornici di legno, forse se mi fossi seduta su quelle seggiole dagli schienali alti, accanto a Lui e gli avessi sussurrato……”once upon a time:….”, forse Peppino avrebbe scritto la sua storia.

Patrizia