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Il Tarodine il Muraglione Giacomo Bernardi
Il Tarodine, la ferrovia e al Mürajoun.
Forse non tutti sanno che un tempo (fino agli anni intorno al 1880) il Tarodine passava tra l’attuale stazione ferroviaria e la ex Milanese- Azzi. Insomma dove oggi si trovano le rotaie. Ma per costruire stazione e accesso alla galleria del Borgallo fu giocoforza deviarne il corso. Deviazione ancora oggi ben visibile nei pressi di Rivarossa, dove il Tarodine viene costretto ad una curva. E’ lì che il suo corso subì violenza. Siamo nel 1883, da poco era stata ultimata la tratta Parma-Borgotaro, da poco inaugurata la ferrovia e già la vaporiera aveva fatto sentire il suo sibilo nella nostra Valle.
Proprio il 15 maggio di quell’anno, il treno inaugurale, partito da Parma alle 6,30, aveva fatto il suo arrivo trionfale a Borgotaro, alle 9,10, accolto “dalle tripudianti manifestazioni di giubilo delle genti valtaresi”, così almeno riferiva la Gazzetta di Parma.
Gli ingegneri progettisti avevano deviato il Tarodine, ma nonostante le preoccupazioni delle autorità e dei tecnici locali, avevano interposto tra il torrente e il sottostante imbocco della Galleria, un solo molo, comunemente detto “mora”.
Accadde così che la sera del 23 novembre, dopo una giornata di pioggia, il Tarodine s’ingrossò a tal punto da travolgere il molo e, abbandonato il corso che gli avevano prepotentemente assegnato, si riversò nella sottostante trincea ferroviaria.
Le acque, i massi, il fango precipitarono nella stazione, “urtarono e fecero balzare in aria a più metri di altezza tutti i vagoni che trovavansi laggiù: ripiombati al suolo […] corsero furiosamente e ben lontano, finchè andarono a frantumarsi…”.
Ma anche veicoli, carretti, legnami che si trovavano nei pressi della stazione vennero disseminati da lì al Taro.
Una parte di questa incontenibile fiumana penetrò nella galleria del Borgallo dove si trovavano cinque operai che, dopo ore di ansia, vennero salvati issandoli con una corda calata dal Pozzetto.
Per più di un giorno venne troncata ogni relazione tra il Borgo e la sponda destra del Tarodine. Al di là s’arrestarono “la valigia postale, la corriera a cavalli Orcesi, i viaggiatori, i carrettieri […]”.
Nessuno potè guadare il Tarodine e soltanto l’ospitalità delle vicine case coloniche permise a tanti di trascorrere la notte al coperto.
Fu questo episodio a convincere i progettisti che il Tarodine meritava ben altro rispetto e considerazione. Così si pensò di porre tra lui e la linea ferroviaria un baluardo invalicabile: AL MÃœRAJOUN. Tanto largo e possente da poter reggere su di sé la sede stradale della Provinciale n. 20, detta del Brattello. Eppure sarebbe bastato leggere il Boccia che, nel 1804, aveva scritto: – Il Tarodine è rinomato per la grossezza dei massi che rotolano…il rumore dei quali, qualora si urtano scorrendo, egli è tanto che mi si assicura sentirsi talvolta sin dentro Borgotaro, come un lontano cannoneggiamento. (A.Boccia-1804).
Le foto: 1-il punto in cui il Tarodine subisce la deviazione. 2-Veduta generale.