Il ponte opera d’ arte imponente,si parla di uno dei ponti in curva più lungo in Europa per l’ epoca. Misura ben 378 metri, venne iniziato nel marzo del 1891 e, dopo il rifacimento di due arcate abbattute da una piena del fiume nell’ autunno dello stesso anno, terminava con il varo delle sette travate metalliche di 47,6 metri l’ una, nel novembre 1892..

Un articolo molto interessante tratto dalla Voce del Taro narra della sostituzione delle travate nel 1931.

Nelle recenti elettrificazioni delle linee in esercizio tra Parma e La Spezia si è sentito il bisogno di sostituire le vecchie travate, idonee alle leggere locomotive a vapore e alle modeste velocità previste per tale linea, con travate più robuste per sopportare i maggiori pesi dei locomotori elettrici e la maggior velocità che sono raggiungibili con i più moderni mezzi di trazione.Il problema si pone in questi termini: eseguire la sostituzione senza interrompere l’ Esercizio, ma utilizzando un intervallo di poche ore fra i gruppi di treni successivi.

Il metodo moderno consiste essenzialmente nei seguenti provvedimenti:

 a) Da un lato e dall’ altro del ponte in esercizio si costruiscono delle impalcature in legno idonee a sostenere il peso delle travate, rispettivamente la nuova e la vecchia;

b) Su una delle due impalcature si monta con tutta tranquillità la nuova travata, la quale in definitiva viene ad appoggiare su carrelli speciali a rulli rotolanti su fasci di rotaie e sopportanti il peso delle travate per mezzo di altre fasci di rotaie;

c) Pur continuando l’ esercizio sul vecchio ponte, se ne sostituiscono gli appoggi, facendo in modo che le sue travate appoggino su carrelli a rulli simili a quelli sopra descritti.Naturalmente tali carrelli vengono tenuti fermi mediante ancoraggi;

d) Giunto il momento della sostituzione si collegano i carrelli delle due travate con argani di proporzionale dimensioni, che vengono manovrati a mano .Tolto il collegamento delle rotaie del ponte con le rotaie della linea, si agisce sugli argani, in modo da dare contemporaneamente uno spostamento trasversale alle due travate

La vecchia si va a situarsi sull’ impalcatura laterale libera, la nuova passa dall’ impalcatura sulla quale era montata , alla sede già occupata dal vecchio ponte,. Gli apparecchi sono completati con dianometri,avvisatori elettrici e con quanto occorre a garantire la perfetta regolarità della operazione.

Una applicazione in grande stile di tale metodo si è fatta per la sostituzione delle travate del grande ponte in ferro presso Borgotaro.Si trattava di sostituire 7 travate di 50 metri ciascuna, per di più disposte in modo che i loro assi non si trovavano su un solo rettifilo, ma formavano una poligonale, essendo il binario in curva di raggio di 400 metri.Nel giorno fissato si sono eseguiti le operazioni preliminari dalle 7,35 alle ore 10,10 ( messa a punto dei martinetti idraulici da 200 tonnellate; sostituzione dei calaggi in legname sui quali posava la vecchia travata con i carrelli a rulli ). In 23 minuti vennero slacciati i binari; in 34 minuti venne eseguita la traslazione delle copie di travate, in 110 minuti vennero smontate le carrelliere sostituite con gli appoggi fissi. In 10 minuti vennero fatte le prove del ponte.Alle ore 13,05 la linea era ripristinata, dopo una interruzione totale di sole due ore e 55 minuti!. Chi vi scrive aveva solo pochi anni e quindi ha soltanto un vago ricordo di quella giornata.Ricordo però che quasi tutto il Borgo si era portato nella zona delle >Spiagge> e sulla collina che si trovava di fronte al >ponte di ferro>C’ era nei pressi della cappella della Madonna di Caravaggio un formicolio di gente che faceva i più disparati commenti.<Ci riusciranno? Povero ponte di legno! Non succederanno disgrazie? Ci sarà da fidarsi a passare col treno! E se crollasse?> Erano in ansia i tecnici le maestranze ma erano ancora di più nel tremore… e nelle paura i Borgotaresi perché il ponte è un po’.. roba loro.Ma qui mi fermo perché do la parola al caro compianto Don Amadio Armani che come testimonio oculare ha immortalato..l’ avvenimento con una schietta poesia in dialetto che ci fa rivivere quei momenti .È intitolata : <Ar pount’ nôvu d’la strà f’rà>

 

Ar pount’ nôvu d’la strà f’rà

 

Da des ur a mesud,

sutu ar pount e pr’la stra

ghera propiu pien grmi:

tutu ar Burgu l’era là;

gh pareiva ar di d’la fera,

tanta geint cum ghera.


Dar  Purtelo a la staziòn,

int la jera, in mesu a Tar,

 

ghera tanta confusion

 

cum un grosu portu d’mar.

 

Da pr’tutu un ciacciarà

Cul’don int ar mrcà:

 

-Ar pount nôvu.. cum l’ andrà?

 

-Quenta dilu a l’ isgner,

 

cul ch l’è insem ar Podestà.

 

-T’ho da dilu ar me parer?

 

Guma un pount ruvinà;

 

e pr andà fein a Br’sei

pasruma dai Vihgei

 

 

Guarda là; ghè i barberi

 

ch’i s’ en misu a brdlcà…

 

si ghen luri…j  insigneri

 

moramai ch’ ivaghi a cà.

 

Ghè Petrìlu ar ar carsular

 

Ch’u d’ isputa in mesu a Tar:

 

-Ar  pount veciu  i sbati  zu?…

 

Vagh a di ch i lasi lì;

 

mi t’ ar giuru in fede mia,

 

l’è fadiga trata via.

 

 

Lu l’è lunga mesu mja,

 

lu l’è un mesu bsulan:

 

a drivalu  gh vò una una stria,

 

un  ful ‘ttu , porcu can…

 

La vedrumma s’ gho ragion;

 

gh’ scum’ttu un bel milion….

 

 

Cun dl’crud e cun dl’cott,

 

j insigneri d’ ucasion

 

i starei feina a not

 

a purtà di paragon…

 

ma j en subitu r’ està

 

cun la buca spalancà.

 

 

In t un lampu Giousmaria…

 

Quand i stavi a ciaciarà

 

Ar pount veciu u scapa via,

 

pr’che ar nôvu u gh’ha sbraià:

 

Fòra veciu,fora d’ ehi;

 

fat in la ch’ vegnu mi.

 

 

Ar vapur tutu cunteintu

 

Pocu dopo l’ è pasà ;

 

u vulava cum ar veintu 

 

sur pount rinuvà…

 

e la gent a bat l’ man :

 

 

Pasa ar trenu d’la Vitoria

 

Int ar pount imbandierà :

 

Ar Baion ch’u souna a gloria

 

int’la piasa u i a truvà

 

Ch’i sbraiavi: Viva Viva…

 

e inalavi ar soun d’ la piva.

 

Quand ar fant u turna a cà

 

I l’ aspeti a la stasino;

 

i gh pr’pari un disnà 

 

e i gh canti la canyon:

 

Ti la turta tl’ è pagà

 

e mi furbu l’ho mangià.

 

       Don Amadio Armani

(Poesia tratta dal Lünario Burg’zan 2000)