Descrizione diretta di una partecipante all’ azione, finale dell’ attacco al Comando del presidio nemico e il momento della resa tedesca nello scritto della partigiana” Rosetta “(Prof.ssa Rosetta Solari ):

“I tedeschi non hanno scelto a caso il loro quartiere generale. Casa Ostacchini è fra le case intorno la più alta e la più solida. Costruita contro lo schianto delle stagioni sembra fatta apposta per resistere a tutta la batteria delle nostre armi. Sul davanti tre file di pesanti balconi sovrapposti le danno l’ aria di un casermone, un bunker.Situata a metà strada fra i due ponti, quello, quello del Tarodine e quello di San Rocco, dove la carrozzabile fa gomito ma non esattamente alla svolta, è in posizione strategica con una vista ininterrotta dei due rettilinei di approccio.La torretta sul tetto deve aver fornito ai tedeschi un invidiabile panorama: il paesaggio impareggiabile di colli e colline, valli e versanti e di partigiani armati che comodamente salgono e scendono costoni e crinali scoperti. Stamattina il Presidio è tranquillo. Inespugnato e minacciosamente silenzioso. Il cielo buio coperto di una sbrindellata ragnatela di nuvole basse. Il nemico al coperto ma bloccato. Ma anche noi siamo bloccati e allo scoperto. Quella considerazione di Libero stamattina, il problema: come farli uscire? All’ alba Libero si spinge carponi lungo il fossato fra la strada e il muro parallelo alla strada, sopra la sua testa il fuoco da casa Grossi lo protegge. Si muove lentamente ; s’ accorge che qualcuno lo segue, si volta e riconosce Bomba, anche lui con il mitra in pugno, carponi .Proseguono e, arrivati a casa Necchi si alzano in piedi. Davanti a loro sul muro è lo stesso reticolato che i sabotatori avevano alzato per penetrare al Presidio.
-Tiriamolo giù, dai Bomba, suggerisce Libero- attaccati a quel palo. Spingono, scuotono e sentono che cede. L’ intero reticolato casca a terra d’ un pezzo. Soddisfatti, gli sembra di aver fatto qualcosa; aperto una breccia, tolto un ostacolo, e un po’ spavaldi e senza fretta si voltano per tornare, ora non più a carponi ma calmi e ben in vista. Arrivati al Comando trovano l’ atmosfera completamente cambiata. Il loro gesto a galvanizzato tutti, e tutti vogliono uscire. – Mettiamo una carica più pesante, dice Napoli, – andiamo, farà scoppiare a catena anche le altre due. Quando scoppia non lascia dubbi che la carica o cariche hanno funzionato : uno scoppio tremendo, un rombo di tuoni a ripetizione. L’ intero edificio di sicuro sradicato dalle fondamenta, una spessa nuvola di polvere e un fumo si alza. Quando si dirada dal piano terreno sventola un panno bianco da una finestra.- Bravi si arrendono. –Si e allora…. cosa aspettano, brontola Libero,- che siamo noi che andiamo a prenderli?
Dalle finestre scassate, dal pavimento crollato sale ancora della polvere, ma nessuno si fa vedere. Altri panni bianchi sventolano dalle finestre. Come sempre siamo eccitati, tesi e impazienti nella tensione che ci carica nell’ azione: siamo: siamo noi che usciamo per strada. Libero ha in mano il megafono. Siamo all’ angolo, sparsi a ventaglio.- Gli diamo la resa in tedesco, che vengan fuori…Libero alza gli occhi e da una finestra del secondo piano vede gettato fuori un grappolo, di bombe a mano. Giù a terra, a terra, grida. Si getta attraverso la strada, rotola all’ orlo e scivola per la scarpata.Noi corriamo avanti, cci gettiamo sotto i balconi. Io premo forte le mani sulle orecchie, apro la bocca: lo scoppio è assordante. E adesso tutto è confusione: come per incanto partigiani sbucano da tutte le parti, spingono;tedeschi con le mani sul capo escono, sono urtati; si vuole vedere, attraverso il vano dell’ entrata s’ è aperta una voragine, fra il fumo, la polvere, le macerie della calce, putrelle , vetri rotti si vedono divise che si muovono nella penombra della cantina: i tedeschi sorpresi dal crollo del pavimento. La scala contro il muro resta in parte sospesa nel vuoto. Il comandante sta scendendo, si ferma a metà scala, slaccia il cinturone della pistola e la consegna…
Il tenente non è affatto come ce l’ aspettiamo. Parla a voce bassa, pacata. Vuol comunicare, vuol fare un elogio a Libero per la strategia ,( si preoccupa ch’ io traduca esattamente )- ho visto, dice l’ accerchiamento, gut,gut, fissa Libero che sta in silenzio inutilmente modesto. Il tenente è alto, un viso austero, sbiadito. Il gesto della mano. I modi, la cortesia contrastano, rafforzano l ‘apetto teutonico degli altri prigionieri. Sembra sollevato che tutto sia finito, si guarda intorno con curiosità. Il suo sguardo passa per un partigiano a un altro, si ferma su Ailù- E’ lui,Fraulien , l’ ho visto avanzare, bitte. Si slaccia l’ orologio dal polso- so che mi verrà tolto, bite, vorrei che fosse lui ad averlo. Spiego ad Ailiù- Prendilo, dai ringrazia, di’ danke,dancke schön, Aliù. Soltanto un leggero movimento della mascella accenna che Ailù sorride…
Ma il tenente passa in seconda liea: è il maresciallo che domina fra i prigionieri. Attorno a lui si è formato un cerchio di curiosi. Fra i prigionieri sta solo, appartato si tengono tutti un po’ in disparte. Lui non si è arreso;lui è un duro; il prussiano con la sua aria insolente di padrone assoluto. Era lui che aveva legato per il manico un mazzo di bombe a mano e le aveva gettate dal secondo piano. È basso, tarchiato, collo spalle massiccio, osso frontale a bulbo. Rigido come i suoi stivali neri. Il maresciallo aveva cercato di morire e da vero militare della buona scuola prussiana, aveva cercato nel suo olocausto di portare con lui il maggior numero di vittime che poteva.
Ora ecco li di fronte, il maresciallo e Ailù: faccia a faccia fermi a guardarsi .Anche Ailù catturato dai tedeschi aveva scelto di morire. In piena coscienza aveva preferito nella fuga di rischiare la morte.
Gli occhi del tedesco sono chiari, duri e piatti come lo smalto, il viso roseo, lustro e sbarbato. Come sempre Ailù accigliato e scuro sembra infagottato, ispido come una castagna nel suo riccio, gli occhi persi nelle orbite fonde sotto la testa del cappello alpino. Gli altri, prigionieri e partigiani, sono comparse, aspettano senza muoversi nel silenzio ostile. I due inibiti, aggressivi si guardano…e il silenzio, il peso specifico dell’ ariana mutato..- In colonna, in colonna.
-In colonna, ordina Libero, Tigre, Garibaldi, contate i prigionieri. Lino, Leone, su, andiamo, mettete i prigionieri in colonna…..
La mattina del 9 aprile 1945 a Borgotaro.