Per ricordare le vittime civili della II Guerra Mondiale, pubblichiamo il tema che, in occasione della "XXXIII^ Giornata Nazionale delle Vittime Civili di Guerra" (Parma il 13 Ottobre 2002), vide, la nostra "SanRocchina" Elisabetta Gasparini, vincitrice, per la categoria Scuole Superiori, della medaglia del Capo dello Stato, per il miglior Tema inerente le atrocità  di quel conflitto.

Titolo: "Riflettete sulle atrocità dell’ultima guerra che ha tanto segnato la popolazione della nostra città e traetene un auspicio di pace per il futuro".

Il secondo conflitto mondiale, come del  resto tutte le guerre, ha portato con sé tragiche e devastanti  conseguenze. 
Per le nuove generazioni dell’Occidente che conoscono la pace, perché vivono a contatto di essa da quando sono nate, la guerra appare come una realtà lontana, estranea, mentre in molte regioni del mondo continuano tutt’oggi a perpetrarsi occasioni di scontro. Capita, a volte, di sentire persone anziane, che hanno vissuto come testimoni diretti della seconda guerra mondiale, raccontare la loro esperienza con le lacrime agli occhi ed in loro il ricordo di quel tragico periodo sembra riemergere più che mai vivo, assieme al desiderio di farsi portavoce di una realtà storica di cui sono stati protagonisti. Capita di rado che ci si fermi ad ascoltare questi lunghi racconti carichi di commozione, che, pur sembrando identici, si arricchiscono ogni volta di qualche particolare agghiacciante. Siamo chiamati a riflettere, a riflettere su di un passato dal quale poter trarre validi insegnamenti per non commettere, in futuro, gli stessi errori. Ed è proprio dal considerare la storia come "maestra di vita" che occorre partire, per saperne cogliere gli aspetti  positivi e negativi.
Quando l’Italia entrò in guerra  a fianco dell’alleata Germania, fra le popolazioni della nostra zona, l’Alta Val Taro, dilagò lo sgomento, soprattutto in quelle famiglie che avevano giovani abili al servizio militare. Molti uomini vennero infatti chiamati alle armi e dislocati su tutti i fronti: Francia, Croazia, Dalmazia, Grecia, Albania ecc.. La propaganda fascista aveva prospettato una guerra lampo, con l’immancabile vittoria delle truppe italo-tedesche. Quando ha inizio una guerra tutto appare chiaro, definito, ma, alla fine, quando la tragedia è stata consumata, sfugge persino il motivo dell’inizio dello scontro. Durante i primi tre anni di guerra la Valtaro non subì gravi danni. La sera dell’otto settembre 1943 si apprese dalla radio che l’Italia aveva firmato l’armistizio con gli "Alleati ". L’entusiasmo per la fine del conflitto fu però di breve durata. Com’è noto Mussolini, prigioniero su di un altopiano del Gran Sasso in Italia, fu liberato con un’audace impresa aerea tedesca e, costituendo la Repubblica Sociale Italiana, intese richiamare alle armi tutti quei militari che, dopo l’otto settembre, avevano abbandonato i loro corpi d’armata. La maggioranza però preferì non presentarsi e salire sui monti  costituendosi in bande armate chiamate "Corpo Volontari della Libertà" e dando così inizio alla Resistenza. La Repubblica  Sociale fascista formò  reparti di guardia contro questi "ribelli" ed emanò, su richiesta tedesca, il decreto di pena di morte per quanti venissero catturati con le armi in pugno. Il fenomeno della Resistenza, come fatto politico, non si identificò solo con la lotta armata nel 1943-45, ma nacque nel momento in cui il partito fascista abolì le libertà civili e politiche ed instaurò la dittatura. 
L’indomita gente della nostra montagna, con il sostegno del clero, iniziò da subito  quella guerra in cui tutti erano combattenti, perché il dovere militare  aveva ormai lo stesso volto del dovere civile. I nostri coraggiosi partigiani liberarono, nel giugno del 1944, una vasta zona comprendente i comuni di Bardi, Bedonia, Borgotaro-Albareto, Compiano, Tornolo e Varese Ligure  costituendo il "Territorio Libero del Taro". La reazione delle truppe tedesche fu estremamente rabbiosa e numerosi furono i massacri che si verificarono. Si pensi all’incendio di Cereseto, a quelli di Strepeto, di Setterone e di Bruschi ed ai vari bombardamenti ai quali fu sottoposto l’abitato di Borgotaro. A Bedonia, il coraggioso ed intelligente intervento di Monsignor Checchi ed a Borgotaro l’intensa opera di mediazione di Monsignor Boiardi evitarono, in parte, rappresaglie contro la popolazione civile.
L’episodio più grave avvenne a Strela, dove, il 19 luglio 1944, i tedeschi uccisero due sacerdoti e quattro partigiani che, scoperti nelle case del paese, vennero massacrati con altrettanti civili a colpi di mitra. Mentre il paese veniva dato alle fiamme altre sette persone furono uccise sotto gli occhi dei familiari. Ai superstiti venne impartito l’ordine di lasciare insepolti i cadaveri per almeno tre giorni.
Di fronte a tante efferatezze viene da chiedersi cosa possa spingere un uomo, se così si può chiamare, ad agire con tanta crudeltà verso i suoi simili. È importante non dimenticare le vittime di tali atrocità, perché la loro morte sia valsa almeno da monito per ricordare quanto sia sbagliata ed assurda la guerra e le sventure che ne seguono. 
Un altro episodio relativo alla nostra zona è quello del Santa Donna, quando, il 6 gennaio del 1945 i tedeschi uccisero dei partigiani, alcuni dei quali giovanissimi, appena quindicenni. Ma purtroppo l’elenco non finirebbe qui, vista la mole di episodi del genere avvenuti in Valtaro (si pensi alla battaglia della Manubiola, a quella di Pelosa ecc.). Tutto ciò ci lascia sgomenti. 
Le guerre però sono ancora una realtà presente, dato che in alcuni paesi continuano tuttora a verificarsi conflitti etnici e religiosi. 
In una realtà come la nostra, dove tutto appare possibile, dove il progresso, facendosi strada, ha reso migliore la vita di ognuno di noi, è indispensabile ribadire con forza il concetto di pace. Imparare dal passato, per non rivivere ciò che è stato, perché il domani, il nostro domani sia migliore, perché ovunque nel mondo si capisca l’importanza della concordia nel vivere comune. Ciò che di disumano è avvenuto deve servirci a non ricadere negli stessi errori. Tutti gli assurdi motivi per cui si combattono le guerre non sono altro che effimeri valori che lasciano il tempo che trovano e per essi non vale certo la pena di causare tanta sofferenza. Il coraggio dimostrato dai  partigiani delle nostre valli è senz’altro encomiabile ed al Comune di Borgotaro è stata infatti conferita la medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza. È anche grazie a questi valorosi se oggi siamo quello che siamo, poiché ciò che noi diamo spesso per scontato è frutto di un lungo ed arduo cammino, il cui traguardo è rappresentato dal far riemergere l’umanità in ognuno. A questo proposito ritengo molto significative le parole di Anna Frank, l’autrice del celebre diario, un documento fondamentale per comprendere quella che è stata la persecuzione degli ebrei. E’ proprio qui che la giovane ragazza si esprime dicendo di confidare ancora, nonostante tutto, "nell’intima bontà dell’uomo", frase più che mai significativa, anche perché pronunciata in un momento di estrema sofferenza. Ed è così che dobbiamo partire, considerando ciò che di positivo è insito nella natura umana, perché l’amore ed il bene trionfino su tutto. Potremo in tal modo far sì che noi e chi verrà dopo di noi contribuisca a creare un mondo in cui la pace regni sovrana, poiché essa rappresenta un valore, un bene interiore e spirituale che bisogna sentire dentro, radicato nei grandi principi universalmente validi e capace di manifestarsi nella realtà ed in ogni nostro gesto.