Ricordi di Angelo Zanrè

Per la serie "Ricordi", pubblichiamo questo articolo di Angelo Zanrè, "sanrocchino" trasferitosi prima nel milanese, poi, nel ’79 in Brasile, dove vive tutt’oggi con la famiglia. Nonostante la lontananza il suo ricordo di San Rocco è ancora vivo …

Il mio ricordo del quartiere?

Ho un ricordo bellissimo e sempre vivo. In tre periodi:

1º Periodo (1958-1968). Il ricordo di quando ero bambino, nei dieci anni che ho abitato in via Libertá. Indimenticabili quelli dal 58 al 60, nella quarta e quinta elementare. Gli anni che vivevamo giù per la "iera", liberi e felici, anche senza un soldo in tasca. Sapevamo pescare, giocare, al punto di fare, ad imitazione dei grandi, anche le olimpiadi tra di noi. Gli anni delle amicizie che non si dimenticano più e durano sino ad oggi. Le messe di don Ugo e le partite al pallone nel campetto della chiesa. Anche se poi entrai in Seminario a Bedonia, il legame rimase, soprattutto nei momenti di vacanze.

2º Periodo (1968 – 1979). Le scelte della vita mi portarono un po’ lontano dal quartiere, la mia famiglia si trasferì a Cogliate in provincia di Milano, fui a Piacenza per completare i miei studi teologici e a S. Sepolcro, in Piacenza, a lavorare come prete, ma sempre che sorgeva una possibilità, anche in bicicletta, facevo un salto a S.Rocco per rivedere i vecchi amici e sapere delle loro storie e delle loro vite, per metterci a confronto e sentirci vicini. Da ricordare che la mia prima messa é stata celebrata nella chiesa di S. Rocco , nel giugno del 1974.

3º Periodo (1979 ad oggi). Me ne andai lontano, in Brasile dove abito tuttora. Ora non più come prete, ma con famiglia (Maria e i due figli, Pedro e Daniel). Eppure il legame sempre é rimasto, al punto che ogni volta che vengo in Italia sempre passo per il quartiere, rivedo gli amici, vado da Magrino o da Marino. Mi ci sento dentro, per quelle strade, per quelle case, anche se molto é cambiato, per le persone che reincontro. Da notare che mi sono pure sposato religiosamente nella chiesa di S.Rocco nel febbraio del 1996. Solo una cosa mi lascia triste, al punto che mi viene il "magone", tutte le volte che ritorno.. Vedere che la natura se ne va . Il Tarodine della nostra infanzia, il Tarodine dei nostri sogni, dove con le mani pescavamo trote e pesci di ogni genere, non c é più. La distruzione umana sta portando via anche questo. Ma noi ci siamo ancora, grazie al cielo.

Angelo Zanrè -Brasile