Ricordo di un Quartiere

Ricordo di un quartiere è un racconto a puntate di una storia di fantasia, ma con riferimenti di zone esistenti
Scritto da Valerio Agitati con la correzione di Teresa Fortunati

Prima Parte
Stazione di Borgo Val di Taro, seduto su una panchina Mattia sta aspettando l’arrivo del nonno Giuseppe,un nonno che non ha mai visto, emigrato negli anni ‘60 in America per lavoro portando con se’ la moglie Ada e una figlia Franca e affidando l’altra figlia Maria , madre di Mattia , a dei parenti.
Dall’altoparlante l’annuncio dell’arrivo del treno, regionale di Trenitalia 10 02 927 delle 9,58 fine corsa.
Mattia molto emozionato, pensa di non riconoscere il nonno, ma con grande stupore vede scendere solo un uomo anziano con un bastone e una piccola valigia, vede l’uomo attraversare i binari e abbandonata la valigia lo abbraccia , Mattia ricambia con un abbraccio molto affettuoso, insieme si siedono su una panchina. Mattia chiede dei parenti rimasti in America , che non ha mai conosciuto, la risposta malinconica del nonno lo informa che a parte la nonna Ada , morta qualche anno fa, è rimasta solo la zia Franca con la sua famiglia , marito e tre figli sposati a loro volta e che non è venuta in quanto gli impegni famigliari e i nipoti da accudire non glielo permettono. Ma il nonno a sua volta vuole sapere della figlia Maria , impaziente di vederla di persona anche se su Facebook, tramite i nipoti, ha sempre visto il suo volto. Mattia risponde che la mamma lavora e la vedranno nel tardo pomeriggio a casa.
Allora il nonno si guarda attorno e vede la Stazione, un tempo piena di gente al lavoro, deserta e Mattia gli spiega che ora è tutto automatico, comandano tutto da Parma e che ha corso un bel rischio attraversando i binari, non servendosi del sottopassaggio, ma il nonno gli ricorda che ai suoi tempi non c’era il sottopassaggio ma gente che vigilava su chi attraversava .
Giuseppe che non era mai più tornato, continua a guardarsi in giro, alla ricerca di tutto quello che ha lasciato negli anni ’60. “Ma la fabbrica del cemento dove è finita?” Gli dice Mattia che ora c’è una rivendita di materiali edili e una fabbrica di trasformazione delle gomme.
Mattia prende a braccetto il nonno e si dirige verso il ponte di ferro, dopo poco si fermano per guardare il podere della Pieve, con molto stupore Giuseppe si accorge che è disabitata, rivolto al nipote racconta : “Sapessi quanto lavoro ho fatto come contadino prima di partire per gli Stati Uniti qui alla Pieve, ed ora vedo solo dei grossi capannoni, ai mie tempi erano tutti campi lavorati c’era anche una vigna e una stalla e nella piana verso il Taro un campetto da calcio dove passavamo domeniche pomeriggio a giocare con i ragazzi del quartiere”.
Volto lo sguardo verso Borgotaro si meraviglia di tutte quelle costruzioni, e Mattia gli spiega che ora ci sono tante case, gente nuova anche di etnie diverse che lavora nei capannoni che ha visto.
Continua