San Rocco

CHI CONOSCE LA STORIA DI SAN ROCCO?

Il 16 agosto tutto il quartiere festeggia il Patrono ma in quanti conoscono la storia di questo Santo ? Luisella Bosi riempe il vuoto a chi questa storia non la conosce.
San Rocco, San Rocco…: penso che in molti a Borgotaro e dintorni, facciano mentalmente riferimento senz’altro ad un Santo, ma anche ad una località. 
A Borgotaro, San Rocco, è la denominazione che prende un Quartiere dove la Chiesa è dedicata a questo
Santo: qui possiamo vedere, senz’altro in modo idealizzato, la statua che lo rappresenta.
Ricordo che, quando da ragazzina passavo l’estate a Borgotaro, il sedici d’agosto, veniva festeggiato il Patrono San Rocco e il Parroco, nell’omelia della Messa, raccontava brevemente la sua storia con l’aria ispirata di chi custodisce una grande verità, con voce ferma, ma con una certa forza drammatica al punto che noi ragazzini, con la coda dell’occhio, sbirciavamo la statua, quasi a ricercare la concretezza di tutte le pene sofferte dal Santo e raccontate con quel tono. Ma il suo volto nonostante tutto e la piaga che portava impressa in una gamba, appariva ogni volta molto sereno.
Chi è San Rocco?
Si chiamava Rocco ed è nato a Montpellier in Gallia e la sua famiglia, tra le più in vista per ricchezza e integrità di
costumi, lo ha educato e fatto istruire dai migliori insegnanti del tempo. Si parla del 1345/1350! A vent’anni rimane senza i genitori: è giovane, bello, nobile, istruito, ma la sua sete di assoluto lo porta ad allontanarsi da quanto gli avrebbe potuto offrire il suo stato. Nulla lo convince, nulla riesce ad appagare il suo essere se non Dio. Rinuncia a tutto, si fa terziario francescano, impegnandosi a vivere i voti di povertà, castità, obbedienza e povero e sconosciuto diventa pellegrino di Dio.
Le vie d’Europa a quei tempi erano percorse da molti pellegrini che si recavano per devozione o per ottenere indulgenze, a pregare sulle tombe dei Santi Martiri. Le mete più frequenti erano Gerusalemme, Santiago di Compostela e soprattutto le tombe degli Apostoli e dei Martiri a Roma. Avevano un abito caratteristico: un mantello, un cappello a larghe falde, un lungo bastone alla cui impugnatura era legata una zucca vuota quale contenitore per l’acqua e una bisaccia per le elemosine.
Rocco è uno di questi pellegrini e si avvia verso Roma passando attraverso la Liguria e la Toscana e tracce del suo passaggio
si trovano ad Acquapendente dove si prende cura degli appestati e dove compie miracoli. La peste nera, scoppiata in Asia è portata dai pellegrini, dalle navi che nelle Repubbliche marinare avevano scambi commerciali e si sviluppa in modo veloce e inarrestabile.
Rocco si reca nelle città colpite dal morbo e si dedica interamente a questi malati e combatte con la potenza della Fede tanto che un giorno il Signore gli concederà il dono della guarigione.
Lascia Roma ed arriva a Piacenza nel luglio del 1371, città particolarmente colpita. Instancabile si occupa di tutti e di quanti più può. Il Signore è la sua forza e agisce in Suo nome.
Una notte in sogno gli compare un Angelo che gli annuncia come anche lui dovrà patire tormenti e “strazi del corpo”. Ecco dunque arriva anche per lui la peste e crede di morire, i giorni passano e le sofferenze aumentano, continue come un tormento inarrestabile e nessuno si prende cura di lui anzi, deve lasciare l’ospedale perché gli altri ammalati non sopportano la sua presenza, tutti lo trattano male come se fosse un cane: lui che ha dato la sua totale disponibilità per il bene degli altri che instancabilmente ha curato, assistito, confortato e ha pietosamente condotto ogni sofferente attraverso il cammino del dolore. Si rifugia in una grotta aspettando la morte.
Ed è proprio un cane che aiuta Rocco: è un cane della muta del nobile Gottardo Pallastrelli signore del castello di Sarmato, vicino a Piacenza. Gottardo un giorno, scorge il suo cane che la tradizione vuole si chiami Reste, prendere un pane e scappare via. Questo si ripete per più giorni. Lo segue e così scopre il rifugio di Rocco al quale il cane porta il pane rubato. Il nobiluomo si prende cura di Rocco e questi non lo contagia della peste bensì della sua santità tanto che Gottardo diventa il suo primo “discepolo” rinunciando ai suoi beni e prestando servizio ai malati.
Rocco guarisce miracolosamente e dopo aver lasciato Piacenza va verso il nord, ad Angera (Varese) dove spera di ritrovare dei suoi parenti, ma è arrestato ed imprigionato nella fortezza della Rocca per cinque terribili anni. Altre sofferenze e un’unione sempre più profonda con Dio. Muore a Voghera nel 1376/79 e in quel momento tutte le campane, iniziano a suonare da sole a distesa: è l’ultimo prodigio che il Signore compie per il Suo servo fedele. Molti miracoli da quel momento avvengono sulla sua misera tomba e suscitano l’interrogativo sulle origini di quel pellegrino e ben presto è riconosciuta la sua appartenenza alla nobiltà di Montpellier.
Durante il Concilio di Costanza nel 1414 è invocato come Santo perchè scoppia un’improvvisa pestilenza. Sancita la sua
santificazione nel 1584 per la “ fondatezza e la rilevanza del suo culto”, da Papa Gregorio XIII , si espande la devozione a San Rocco e viene fissata la data della sua ricorrenza nel 16 agosto di ogni anno.

Ecco la mia rappresentazione: San Rocco si integra idealmente, diventando un tutt’uno nella struttura della nostra Chiesa che assume valore simbolico. Il cane con il pane in bocca alza la testa come per porgerlo al Santo. Olio su tela 50×70 . Luisella Bosi