“Ringrazio sentitamente il signor Pietro Chiodi che mi ha gentilmente concesso di utilizzare per la ricerca sulle origini del Quartiere San Rocco, le notizie contenute nel libro “STORIA DI BRATTO E BRAIA” scritto da ARMANDO CHIODI . Maria Patrizia Tagliavini.

Anticamente i Necchi – Ghiri, avevano solo la prima parte del cognome, in tempi remoti avvenne che un giovane di detta famiglia, riuscisse a fare innamorare di sé una bellissima, ricchissima e nobile fanciulla dal cognome Lusinghieri.
Ella fece notare al giovane che lo avrebbe sposato solo a condizione che il suo cognome fosse aggiunto al suo e di conseguenza venisse tramandato ai suoi discendenti. La nuova famiglia, pertanto, si chiamò Necchi – Lusinghieri. Il mutamento in Necchi – Ghiri, va ricercato in errori ortografici di trascrizione o perchè storicamente fosse solo Ghiri. Così diceva anche Dante Necchi Ghiri.

Il libro da cui ho tratto quanto scriverò qui a seguito, parla di tanti rami della famiglia. Io mi limiterò a scrivere di coloro che così intensamente e profondamente hanno contribuito alla nascita del nostro Quartiere .

NECCHI ANDREA DOMENICO, capostipite e valente dentista di Bratto, ebbe tanti figli.

– PIETRO : detto Pidin, definito, nel libro citato, “GRANDE BENEFATTORE” della sua terra
perché portò a Londra centinaia di connazionali, procurando loro lavoro ed alloggio.
– GIOVANNI
– ANDREA
– LUIGIA
– VIRGILIA
– ROSA
– TERESA
– MARIANGELA

L’altra famiglia che citerò è quella della moglie di Pidin, cioè la NECCHI GHIRI MARIA LUIGIA GIUDITTA, discendente da un altro ramo dei Necchi Ghiri, detti Cecaia, formato da:

– NECCHI GHIRI GIACOMO, che ebbe due figli: FRANCESCO e GIORGIO.

– NECCHI GHIRI GIORGIO ebbe questi figli:
– ANTONIO (Tugnen)
– ROSA (Santa)
– TERESA
– MARIANGELA (Nanoun)
– MAIETTA
– LUIGI
– MADDALENA
– ANDREA
– MARIA LUIGIA GIUDITTA , detta Giuditta, moglie di PIDIN

NECCHI PIETRO detto Pidin

Per scrivere la storia di Necchi Pietro, ci vorrebbe la penna di un romanziere provetto tanto è ricca di avvenimenti e tanto è grande la figura di questo personaggio, non per nobiltà di origini ma per grandezza di cuore, per intelligenza, estro e volontà.
Devo anticipare alcune notizie per comprendere come mai un personaggio nativo di Bratto , la cui vita riempie le pagine più importanti della storia di quel paese, venga a interessare il nostro quartiere.
Ebbene, il signor Pidin costruì , a sue spese, in muratura il BUFFET DELLA STAZIONE che originariamente era in una delle baracche dell’ing. Piatti, gestito dal signor Gaj, stalliere dell’ingegnere e lo gestìvano la moglie Giuditta ed i figli Rosa, Lazzaro e Domenico.
Costruì un edifico denominato il “Vaticano”, e quello adiacente al piazzale della stazione ferroviaria. In seguito il figlio Domenico costruì anche l’altro edificio sulla curva di via Pieve, ora in corso di restauro, per conto del padre.
Premesse queste notizie, proseguiamo con la storia della famiglia.

NECCHI PIETRO detto Pidin,nasce a Bratto del 1862, da Necchi Andrea Domenico .

Ebbe numerosi fratelli e sorelle cioè
– Giovanni
– Andrea
– Luigia
– Virgilia
– Rosa
– Teresa
– Maria Angela.
Ebbero quasi tutti vita avventurosa e laboriosa e diedero prova di grande ingegno ed intelligenza.

Apro volentieri una parentesi per parlare di Rosa, sorella del grande Pidin che se ne andò a Londra con il marito Carlo Corsini .
Suonò nelle piazze la pianola a manovella e con i guadagni comprò un caffè nel mercato della verdura, vicino a Piccadilly. Era donna interessante, intelligente e laboriosa. Comprò una bella casa a Borgotaro ed ebbe tre figli: Angiolina, John e Speranza.

Delle altre sorelle, Teresa sposò Luigi Morelli di Borgotaro (località Carlinetti Vighini).
Genitori di Giulio Morelli, ben conosciuto nel nostro Borgo perché fu per molti anni vice presidente del Consiglio di Amministrazione della Banca Cooperativa Valtarese.

Mariangela sposò Terroni Giuseppe (detto Juspin di san Lorenzo) ed ebbero tre figli: Pietro, Luigi e Giorgio. Mariangela era donna cortese ed ospitale, visse fino a tarda età a Borgotaro, dove possedeva una bella casa, in località Tarodine. Terroni Giuseppe, lavorò come montatore della torre Eiffel. I tre figli, Pietro, Luigi e Giorgio, furono ottimi commercianti a Londra.
Mi piace narrare un episodio che ha il sapore del miracolo nella vita di Terroni Giuseppe.
Quando l’ing. Eiffel stava costruendo la sua torre, invitò alcuni suoi operai, fra cui il nostro Terroni Giuseppe, a presentarsi per eseguire i lavori di montaggio. La sera prima, Giuseppe raccomandò alla moglie di svegliarlo per tempo perché non voleva assolutamente mancare al lavoro.
La moglie montò la sveglia che però al mattino non suonò. Così Giuseppe non potè arrivare in tempo. E meno male, perché nel salire sulla torre si era rotto il congegno e tutti gli operai giunti puntuali al lavoro erano morti.