Torniamo al protagonista della nostra storia: Necchi Pietro, detto Pidin
Nasce a Bratto nel 1862, come abbiamo già scritto, da una numerosa famiglia. La conseguenza è che ben presto emigra per trovare un posto di lavoro. All’età di circa 17 anni, va in Corsica. Certo non deve essere stata un’impresa di poco conto fare un simile viaggio a quei tempi!
Perché proprio in Corsica? A quei tempi i Brattesi, molto probabilmente, cercavano di raggiungere la maremma dove lavoravano nelle carbonaie e sentendo parlare della Corsica incominciarono a spingersi fin là.
Cosa facevano in Corsica? Si dice che a Bastelica, i primi castagni siano stati piantati proprio dai brattesi! Molti facevano i muratori e fra questi vi era anche il nostro Pidin, che ben presto fu un ottimo capomastro, tanto che gli venivano commissionati lavori importanti e questo suscitò spesso invidia.

Più avanti negli anni (primo novecento), alcuni facevano i formaggi per la ditta Roquefort, altri facevano l’Assenzio con le bustine che arrivavano da Puntachè, con il treno delle linee ferroviarie Bastia-Ghisonaccia.
Necchi Pietro ben presto divenne un importante impresario edile ma la sorte non gli fu benigna, infatti cadendo da un’impalcatura mentre riparava il campanile di una chiesa, si infortunò gravemente e da allora fu costretto a reggersi con un bastone. Pare che l’impalcatura fosse stata danneggiata a bella posta per farlo cadere. Lasciò la Corsica ( in un modo veramente avventuroso) e nel 1880 circa raggiunse l’Inghilterra.
Certo, per raggiungerla dovette inventare qualcosa per reperire i fondi necessari ed ecco che , giunto in qualche modo in Svizzera, si mise a far girare “trottole” e, con i denari racimolati arrivò a destinazione.
Essendo persona intelligente, intraprendente, versatile negli affari, non potendo più svolgere la sua attività a causa dell’infortunio occorsogli, mise a frutto la sua esperienza nel campo edilizio e incominciò a Londra, a rilevare stabili malconci ma in posizioni strategiche e a ristrutturarli . Chiamò dalla terra natia e povera, parenti ed amici e diede loro in gestione i locali rimessi a nuovo.
Pensate che egli diede lavoro ed alloggio e vitto a più di trecento compaesani e aprì a Londra ben 72 esercizi pubblici.
Non era certo facile fare espatriare i suoi amici. A quei tempi per andare a Londra i primi emigranti avevano bisogno di fogli di viaggio e di 5 sterline oro, ma Pidin pensava a tutto e nulla poteva fermarlo.

Per rivendicare i diritti della privacy degli inquilini detentori di un contratto di locazione, arrivò persino a far modificare una legge inglese, che ancor oggi porta il suo nome.
La legge permetteva ai padroni dei negozi di entrare nei negozi affittati, a proprio piacimento. Egli invece sosteneva che il proprietario potesse entrare solo con il permesso dell’affittuario.
La Corte inglese trovò giusta la richiesta di Pidin. Provvide alla modifica della legge, che ancor oggi porta il nome del promotore: NECCHI PIETRO.
Egli, nonostante il successo che ebbe negli affari e tutto il bene che fece ai Brattesi ed ai Borgotaresi (non dimentichiamo che famiglie come i Terroni ed i Morelli, i Corsini e tante altre famiglie “bene” Borgotaresi, devono soprattutto a Lui la loro ricchezza), non si dimenticò mai della sua Chiesa. Ancora oggi a Bratto si può ammirare un bellissimo lampadario da lui donato:enorme, in cristallo, si trova sopra l’altare maggiore. Fu costruito a Brescia ed ideato così per diretto interessamento del donatore. Era l’unico fatto così, a quei tempi (era il 1927, poco tempo prima della sua morte). Oggi è molto pregiato.
I primi anni che Pidin trascorse a Londra, non furono certamente facili ed egli s’industriò con mille mestieri per “sbarcare il lunario”.
Pidin e la sorella Rosa vendevano limonate e aranciate che ricavavano dal frutto: erano di due tipi, dolci ed amare. Piacevano tanto ed i lavoranti facevano a gara per acquistarle. In inverno vendevano caldarroste e patate cotte sulla brace. In seguito vennero aperti i primi negozi di the, caffè e panini con ham. Per questi negozi faticarono non poco per riuscire a pagare le forti tasse imposte.
Si racconta che Pidin, pioniere dei commercianti a Londra, vendette in una sera 14 Kg. di cioccolato della stessa marca, alle persone che uscivano dal teatro di Charing Cross road.
Ad un certo punto della sua vita, Pidin sposò la signorina Necchi Ghiri Maria Luigia Giuditta , figlia di Necchi Ghiri Giorgio.
Giorgio riusciva a procurare il ghiaccio in ogni periodo dell’anno agli ospedali di Pontremoli e di Borgotaro.
Nelle giornate fredde d’inverno andava nei canaloni a prendere grossi pezzi di ghiaccio,li avvolgeva in sacchi e stracci e li sotterrava in profonde buche lasciandoveli sino al momento del bisogno. Il segreto di come riuscisse a trasportarlo così lontano ed in ogni stagione, se n’è andato con lui.
Col tempo riuscì ad acquistare a Grifola alcune terre e casupole ed ancor oggi esistono lassù i suoi discendenti.
Dal matrimoni di Necchi Pietro e Necchi Ghiri Maria Luigia Giuditta, nacquero :
ROSA 1900,
LAZZARO 1902
DOMENICO 1904
NECCHI PIETRO , detto Pidin, vero ed unico protagonista della nostra storia, Oltre alle doti già descritte, meritano di essere ricordate le sue capacità “mediche”, come dentista e come ortopedico. A proposito di quest’ultima, si racconta che a Londra, nei primi anni della sua permanenza, quando ancora non si era fatto una posizione, avesse curato così bene una signora che aveva male ad una gamba e che non aveva ricevuto dai medici cure valide, da esserne a lungo ricompensato, nonostante egli non lo volesse, con somme di denaro. La signora si chiamava Teresa Schia ed era benestante.
Mentre la signora Giuditta e i figli gestivano il Buffet della stazione, Pidin ,continuava i suoi viaggi a Londra. Ogni volta portava con sé i figli dei suoi compaesani, che si raccomandavano a lui perché li aiutasse a costruirsi un futuro, cosa che certamente non poteva succedere nelle carbonaie che per essi erano l’unico lavoro possibile . Egli si concedeva un mese di vacanza all’anno. Tornava al paese e trascorreva il tempo con la famiglia e i suoi amici più cari. Alla sera, quando il Buffet della Stazione, chiudeva i battenti, si riuniva con i suoi amici Ponzi, Naj, Delnevo Giuseppe ( quest’ultimo grande combattente decorato al valor militare della guerra 15/18) a giocare a carte e spillare vino da una damigiana di un vinello, leggero e frizzante, ricavato dall’uva dei suoi poderi, vendemmiata appunto con i suoi amici. Se qualche “curioso “ si avvicinava al locale, Pidin, volentieri offriva da bere! Costruì i palazzi vicini alla stazione ferroviaria. Verso il 1921 il Buffet della stazione fu venduto ai signori Passoni di Fontanellato, e la famiglia Necchi si trasferì a Londra.
Morì a Borgotaro nel 1927, lasciando in eredità ai tre figli palazzi e poderi in Borgotaro..
Necchi Ghiri Maria Luigia Giuditta, moglie di Pidin, come abbiamo già scritto, gestì con i figli il Buffet della stazione e visse per molti anni nella sua casa di Borgotaro stazione che fu sempre aperta a tutti i paesani di Bratto. Bella e religiosa seppe sempre farsi voler bene da tutti e dai suoi splendidi occhi azzurri traspariva la sua bontà d’animo.
Negli anni della guerra sfollò a Bratto nella vecchia casa paterna, amorevolmente assistita dalla sua “badante” si direbbe oggi, e allora “dama di compagnia” Baresi Rosina di Borgotaro, fino alla morte, nel 1945.
Patrizia Tagliavini