Correva l’anno…, quando i ricordi si fanno più fievoli si scrive sempre così ed in verità se cerco di rivivere nella mia memoria il veglione di carnevale dei miei quindici anni, mi pare che, più delle forme, dei suoni e delle persone, in me, ci siano soprattutto delle sensazioni. Era la prima volta che partecipavo ad un “Veglione” e dai racconti sentiti, dalle foto, degli anni precedenti che avevo potuto vedere dai miei zii a Borgotaro mi sembrava di dover partecipare a qualcosa di stravolgente, qualcosa che avrebbe di certo modificato la mia vita al punto che le amicizie di casa sarebbero passate in second’ordine.

 Della stazione ferroviaria di Parma che mi ha visto partire il pomeriggio di quel martedì “grasso” con destinazione Borgotaro, sento ancora l’odore acre, il freddo dell’ingresso e della sala d’aspetto, poi il senso del tempo che non passava mai: non era mai ora che arrivasse l’accelerato annunciato sul primo binario ed io avevo fretta, molta fretta di raggiungere la mia meta.
Come d’obbligo, quando si scrive il tema d’italiano, dovrei soffermarmi a descrivere i passeggeri che osservavo in quel lasso di tempo, i loro visi che non lasciavano trasparire né desideri, né aspettative, così come si conviene ad un viaggiatore consumato, ma la sensazione della borsa ben stretta nella mia mano destra che custodiva al suo interno un grande tesoro è molto presente e il costume che avevo progettato con mia cugina, tagliato e cucito per l’occasione, stava lì, nascosto agli occhi comuni della gente, ma il mio cuore lo vedeva in tutta la sua bellezza: un abito da torero! Sì perché con Patrizia avremmo formato una coppia e lei si sarebbe vestita da spagnola.
Salita in treno e arrivata nello scompartimento, ero stata presa dall’incertezza se mettere la mia borsa nel vano apposito al di sopra dei sedili oppure tenerla vicina perché temevo che qualcuno potesse scambiarla così so di aver passato tutto il viaggio con gli occhi costantemente a controllarla.
La casa dei miei zii mi attendeva…. ma a questo punto i ricordi passano direttamente al Teatro Farnese. Un grande salone, un vocìo, tanta luce e già tanta gente. Ero incantata, soprattutto sopraffatta dall’emozione di far parte di una straordinaria serata, per la prima volta senza il controllo di mia mamma, con le sue raccomandazioni negli orecchi, ma con un grande senso di libertà e a chiedermi : “come ci si comporta ad un veglione carnevale?”. Difficile in quella situazione trovare l’appropriata norma di galateo. Mistero! Mistero doppio perché le persone mascherate celavano la loro identità così come io e mia cugina ci confondevo fra i tanti, totalmente sconosciute  perché con mossa felice, i miei zii che ci avevano accompagnate con la macchina, non erano entrati insieme a noi in modo da non farci riconoscere. Coriandoli e stelle filanti a non finire, sfolgorii da mille e una notte, gruppi di maschere con costumi originali, autentici capolavori, ma soprattutto una maschera: una donna ben vestita, assolutamente misteriosa, accattivante e complice con la rappresentazione del suo ruolo, destava la curiosità dei tanti ( in seguito si è venuti scoprire la sua vera identità e cioè che era il direttore della Banca Valtarese che puntualmente ad ogni carnevale esordiva in quelle vesti, diverse ogni anno nella foggia e nel significato). L’orchestra, mi pare si chiamasse “Zeme”, ingaggiata per l’occasione, suonava composizioni musicali dall’andamento languido e sentimentale, caratteristiche di quegli anni, mentre dai tavolini disposti attorno al perimetro della sala, l’ombra vigile di molti genitori che avevano accompagnato i figli, teneva d’occhio soprattutto le ragazze.
Frastornata ed emozionata, ricordo di aver ballato vestita da torero invitata da ragazzi che non si erano lasciati ingannare dal mio costume maschile, corteggiandomi con discrezione e gentilezza, forse per l’aria da ragazzina che non mi permetteva di far ”carte false” e con curiosità perché la maschera che portavo a nascondermi gli occhi l’avevo dipinta a mo’ di “plaza de toros”.
Come tutti i bei sogni anche quel carnevale è svanito all’alba, ma in me è sempre rimasto un buon sapore di una serata vera, pulita, dove l’unico “sballo” è stato quello di vivere una momentanea magica situazione assolutamente sana e molto, molto divertente.
Luisella Bosi