Ricordo di un quartiere è un racconto a puntate di una storia di fantasia, ma con riferimenti di zone esistenti
Scritto da Valerio Agitati con la correzione di Teresa Fortunati

6° parte
A cena Mattia disse al nonno che in quei giorni era impegnato negli esami della scuola alberghiere di Bedonia, il nonno soddisfatto dell’ottima scelta che aveva fatto, gli disse di non preoccuparsi , avrebbe fatto un giretto solo con i suoi ricordi.
L’indomani mattina Giuseppe visto che era una bella giornata scelse di fare una passeggiata nel quartiere, scese le scale e si diresse verso la stazione, nel camminare non trovò i capannoni dove lavoravano i prodotti del sottobosco, ma una rivendita di bibite e vino, proseguì e si fermò perplesso … mancavano il negozio di ortofrutta, la bottega di alimentari, la bottega di serramenti…..
In Via Basetti prese la direzione della strada del tram, chiamata così perché avrebbero dovuto costruire una tramvia per Bedonia che in realtà per varie ragioni non fu mai realizzata, vide molte case tutte moderne, non trovò la stalla, il pozzo nel prato ma trovò una casa quasi disabitata, con l’orto non più curato, un capannone in disuso, che in passato era stato una falegnameria, mancavano le cataste di legna alla sua destra nel piazzale nella casa più vecchia del quartiere e affiorò forte il ricordo delle primavere passate quando, sedute davanti a casa, le donne pelavano i vimini, raccolti nel Tarodine per impagliare le seggiole.
Fuori dalla strada del Tram e oltrepassato il ponte svoltò a destra e lungo il muraglione, costruito per salvare la ferrovia alla fine del 1800, continuò il suo cammino, notò la torretta della FNET, mancava la ciminiera e tutto lo stabilimento, le case dei ferrovieri erano ancora tutte uguali con i loro orti ben curati.
Pochi passi e si trovò all’imbocco della galleria del Borgallo, si sedette su un muretto, e ricordò che il nonno era giunto a Borgotaro per lavorare alla sua costruzione, lavoro duro, molte fatiche per arrivare al lavoro perché abitava a Valdena e impiegava diverse ore a piedi per raggiungerlo e lungo il tragitto faceva colazione con pane e formaggio. Ricordava ancora quando il babbo orgoglioso gli raccontò che la ferrovia terminò nel 1894 con il passaggio del primo treno diretto da Parma a La Spezia, partito il 1 luglio 1894 alle 5 del mattino e arrivato a destinazione alle 9,21, impiegò ben 20 minuti per attraversare la galleria. Negli anni successivi anche il padre trovò lavoro come sorvegliante agli scambi della Ferrovia fino alla pensione.
Continuò la sua passeggiata nei ricordi degli anni della sua gioventù e si trovò davanti al mulino dell’Aglio, dove si andava per macinare il grano e ascoltare i racconti del mugnaio, sempre conditi da tanta fantasia, rammento il racconto del fantasma vicino a cimitero e del giorno che prese coraggio e lo affrontò con la frusta e riconobbe “il fantasma”, ma non rivelò mai il suo nome.
Una sosta alla casa dove i ragazzi si riunivano per fare la porchetta, tante bevute in allegria, ma aimè oggi non ritrovava più nessuno.
Non si sentiva stanco i ricordi lo accompagnavano, proseguì fino al bivio per i Vighini, fece ancora due passi e giunse in un luogo a lui caro, in una piana dove c’è ancora oggi una ciminiera, un pozzo che serviva da sfiato alla galleria, e da dove vennero estratti degli operai durante un incidente di lavoro.
Il luogo era cambiato per il passaggio del nuovo metanodotto, ma lui lo vedeva ancora con gli occhi di un ragazzino perché quello era il luogo d’incontro con la sua fidanzata Ada, dove si incontravano a metà strada da Valdena e Borgotaro, passavano momenti felici programmando il loro futuro tra un bacio e l’altro.
Con passo sempre lento ritornò sui suoi passi verso casa, ad attenderlo la figlia e Mattia preoccupati per la sua assenza, ma tranquillizzò tutti con un sorriso: “ sono stato a visitare i miei ricordi”.
Durante la cena , incalzato dalla domande di Mattia spiegò del suo passato in America, il lavoro con la moglie e la figlia Franca cresciuta tra i tavoli della trattoria, le difficoltà della lingua parlata con accento italiano, le mille difficoltà superate con la passione del loro lavoro e la speranza di un futuro migliore per i figli, con i soldi da mandare in Italia per Maria e la soddisfazione quando Franca continuò nella conduzione della Trattoria.
Le domande di Mattia erano molte, ma notò che il nonno era stanco per la giornata intensa passata a cercare nei suoi ricordi, e sereni andarono a dormire.