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Maria Patrizia Tagliavini
8 marzo festa della donna ed io quest’anno la voglio dedicare a d alcune donne che, come me, hanno camminato in via Libertà, hanno vissuto gran parte della loro vita nel mio quartiere. Sono donne che ho conosciuto nella mia infanzia e giovinezza , che ho ammirato, per come hanno vissuto la loro vita a volte difficile, a volte ingrata.

Le ho ammirate per il loro carattere, il loro amore per la famiglia, il loro esempio sempre edificante. Sono le donne di due famiglie che, come la mia, hanno radici lontane dal quartiere ma che hanno contribuito a farlo grande e forte: le sorelle Bonacci e le sorelle Savani. Le prime, di origine toscana, mi hanno sempre colpito per la loro armonia. Non passava giorno che non si ritrovassero raggiungendo a turno le loro dimore in cui ognuna viveva con la nuova famiglia, magari fuori del quartiere e poi passeggiavano insieme in via liberta’ chiacchierando amabilmente delle loro vicissitudini famigliari. Io ero particolarmente affezionata alla Vela e alla Fidalma, ma stimavo molto anche la Trieste e la Dina. Ormai di loro non c’è più nessuna che passeggia in via Libertà. Si sono ricongiunte lassù, dove il tempo si e’ fermato e i dolori non affliggono .Le sorelle Savani, che ho conosciuto io, Le donne della famiglia Savani, almeno quelle che hanno abitato vicino alla stazione ferroviaria, nella casa natale di Bruno Raschi, il giornalista cantore del Giro d’Italia, erano la Tinen, la Rina, la Gina e la Ilde. La loro origine era la pianura padana, Colorno come le origini della mia famiglia. La Tinen era una donna alta, solenne, non sposata che faceva la sarta e curava in modo amorevole e competente un piccolo giardino davanti a casa, pieno zeppo di fiori di ogni tipo: un incanto in ogni stagione! La Rina, piccola e moretta, energica, infaticabile, anche lei non sposata e quindi vissuta sempre con la Tinen. La mia preferita era la Gina, che per anni è stata segretaria della mia mamma nella ditta dei miei genitori. Dopo un amore infelice, si sposò con un signore inglese e visse in Inghilterra sino alla morte. Ebbe un figlio, Alberto che la assistette sino alla fine con grande amore filiale. Quanti ricordi e come mi piaceva sentirle parlare con il loro accento e il loro dialetto, uguale a quello che si parlava in casa mia! L’ultima era la Ilde, piccola , riservata e grande narratrice di racconti e di fatti reali ma purtroppo con lei non ho avuto molte occasioni di incontrarla. Ho voluto ricordare queste figure femminili del quartiere, che non sono mai state agli onori della cronaca ma che ne avrebbero avuto senz’altro il merito. Io le ricorderò sempre con affetto e riconoscenza perché’, chi più chi meno, hanno contribuito ad arricchire il mio spirito, la mia vita.
Maria Patrizia Tagliavini
04-03-2016

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