Sandrone  e la Polonia 1954
Carnevale anni 50
Lucia Tagliavini
E’ una domenica di Carnevale di tanti anni fa e il cortile si riempie di suoni, di vita. di colori.Iprimi ad arrivare sono mulattieri.cassonieri,contadini…..tutti a disposizione con i loro carri e i loro cavalli.Sono le 14 del pomeriggio per poco quella domenica si riusciva a pranzare,arriva gente ,tanta gente,in quel luogo, dove spesso ancora qua e là mucchi di neve aspettavano di sciogliersi al sole..:un’atmosfera gioiosa si sparge all’intorno….quel luogo sulle rive del Tarodine,di per sè squallido nel grigiore dei suoi capannoni grigio-cemento,si colora di maschere,di musica, di allegria….di risate ….Ecco!Tra tubi,pile di mattonelle,lastroni enormi di marmo bianco apparire due mascheroni di cartapesta enormi ,belli, alti. imponenti,offrivano a tutti lo loro bellezza .

Aldo Tagliavini era là,insieme a lui, gli amici del paese, ammirati, gli davano una mano nell’allestimento di quel carro che di li a poco avrebbe dovuto sfilare per le strade.Erano Sandrone e la Polonia,due burattini che raccontavano u na scenetta di vita d’allora quando il marito arrivava a casa un po’ alticcio e la moglie inquietata da tutto ciò,munita di un bastone gliele dava di santa ragione Ad animare la scena c’erano i Fratelli Leoni,c’era il maestro Delchiappo che, era un pò il promotore del Carnevale borgotarese di quei tempi ,ma soprattutto tanta gente che,nascosta sotto l’ampio gonnellone della Polonia e, dietro Sandrone,muoveva questi due burattini un po’….” giganti.”..,prendendo le parti del burattinaio e prestandosi così alla buona riuscita di quella manifestazione. Il laboratorio dello scultore Aldo Tagliavini, la sera,dopo l’apertura diurna, era a disposizione per la costruzione di questi carri, ed ecco: una schiera di arditi giovani,pronti ad aiutarlo e felici di avere un maestro d’arte bravo come lui e :la domenica di Carnevale,ecco!!! Dopo tanta fatica,la meraviglia: i carri,pronti, sfilavano, tra lo stupore di tutti.Indescrivibile il periodo che precedeva tutto questo: casa Tagliavini era in fermento,regnava la segretezza assoluta su quel che si faceva ,gli stessi costumi che le figlie avrebbero dovuto indossare ai veglioni che ogni anno venivano organizzati presso il Teatro Farnese venivano rigorosamente cuciti dalle sarte di San Rocco,che, la sera dopo cena ,erano invitate presso quell’abitazione di Via Libertà,per confezionare gli abiti,che nascevano dalla fantasia del padrone di casa.Una bella Arlecchina tutta toppe cucite una a una. un gioco del domino con tutte le sue pedine in bianco e nero,una spagnola, le schedine del totocalcio, un bell’abito raffigurante le quattro stagioni per l’occasione dipinto a mano da lui,il maestro….tutti costumi molto originali e fantasiosi…Ma la sua creatività non conosce confini. i suoi interessi per tutto quel che lo circondava, l’amore che nutriva per i suoi luoghi di origine, i contatti con tante persone che come lui amavano la conoscenza del proprio mondo, della propria storia,delle proprie tradizioni,facevano di lui un personaggio del tutto particolare. A lui piaceva tutto ciò che era arte, non solo le comuni arti che la sua formazione scolastica gli aveva dato e con cui perfezionava la sua innata dote creativa,ma anche il cinema, ilteatro, la lirica, le canzonette la musica in genere…e così ogni anno di ritorno dalla fiera di Milano dove andava per trovare novità per il suo lavoro arrivava a casa sempre con qualche oggetto checol lavoro non c’entrava, dove coltivare qualche passione nascosta;un ocarina,,,,una macchina per proiettare film che all’epoca dell’acquisto erano muti….e poi…e poi….innumerevoli altri oggetti,frutto dello sviluppo tecnologico del periodo in cui visse….Amava la musica e,abbiamo visto,di qualsiasi genere,e seguiva con interesse,prima alla radio,poi in televisione,il Festival di SRemo,che come noi tutti sappiamo cade ogni anno in periodo carnevalesco.Quando vinse Mister Volare,con Nel blu dipinto di blu,lui fu talmente entusiasmato da questa canzone ,che trasporta ancor oggi in un mondo fantastico,che,”dipingendo le mani e la faccia di blu”ad un vecchio mascherone giacente in laboratorio da alcuni anni,lo fece viaggiare lungo le strade della sua valle ,portandolo lungo la provinciale fino a Bedonia… Quell’anno a Carnevale non erano stati organizzati carri e da una idea improvvisa,magicamente ne spunto’ uno ….in un momento in cui il corso mascherato non era previsto….E ora quest’anno il piazzale in cui sorgeva il suo laboratorio si veste di nuovo di luci,di musica e di colori,quasi a ricordare i tempi felici di quei carnevali di più di mezzo secolo fa,quando in quel luogo nascevano le più fantasiose maschere di tutta la valle .Il piazzale storico del Carnevale Borgotarese è tornato ai suoi vecchi albori ed è bello ed entusiasmante che tutto questo avvenga proprio in quel luogo dove il carnevale spesso prendeva forma.Ma….è altrettanto suggestivo che a pochi metri da li ,sulle rive del Tarodine si festeggi la fine della festa con un caratteristico falò .Il falò…la tradizione vuole che la fine del carnevale sia contrassegnato da questi fuochi che ci accompagnano verso il periodo pasquale e l’inizio della Quaresima…Arrivava cosi il mercoledi sgurlotto e allora il nostro protagonista della storia,lasciava il suo laboratorio. Alle ore 17 , saliva le scale di casa,entrava in cucina,sedeva al tavolo e una bella merenda con tonno e cipolle non gliela levava nessuno.