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Il Maestro vive ancora: Rolando Del Maestro perfetto allievo di Leonardo2012/05/30 – Written by Giuseppe Continiello – See more at: http://www.panoramitalia.com/en/life-people/profiles/il-maestro-vive-ancora-rolando-del-maestro-perfetto-allievo-di-leonardo/885/#sthash.Bg8uFcai.Z8E7AYz8.dpuf

Ne è orgoglioso, e a ragione, il neurochirurgo di fama internazionale Rolando Del Maestro, professore presso la McGill University di Montréal e direttore del Centro di ricerca sui tumori al cervello dell’Istituto Neurologico di Montréal. Il NeuroTouch Cranio, il simulatore hi-tech per interventi di microchirurgia cerebrale «sarebbe sicuramente piaciuto a Leonardo da Vinci – afferma il Professore – ma, molto probabilmente, non si sarebbe limitato a usarlo, lo avrebbe inventato lui stesso!».

Il simulatore è uno dei tanti successi di un uomo che ha dedicato la vita alla conoscenza scientifica. Il professor Rolando Del Maestro è, infatti, il direttore scientifico di questa “invenzione mirabilissima”, sviluppata da una squadra di più di 50 esperti degli istituti di ricerca afferenti al National Research Council (NRC), l’agenzia governativa canadese per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione tecnologica.
«Quando pensi al futuro, pensi a Leonardo» – sottolinea il Professore. E mentre ci illustra come funziona la sua “macchina”, non si può fare a meno di pensare come l’originalità del pensiero di Leonardo si ritrovi anche in questo luminare della scienza medica. Il lavoro pionieristico di Leonardo da Vinci, infatti, univa il rigore dello scienziato, l’incessante curiosità del genio e la grande abilitá dell’artista. I suoi straordinari disegni del corpo umano utilizzano i principi dell’architettura per mostrare gli organi in sezione e in prospettiva, e quelli del l’ingegneria per “scomporli” e rivelarli in tutti i loro elementi. «Grazie ai simulatori di realtà virtuale non ci sono più limiti e per la medicina si aprono nuovi e più vasti orizzonti!» – ci dice questo perfetto allievo del genio toscano, spiegandoci che – «il NeuroTouch Cranio permette ai chirurghi di esercitarsi su repliche fotorealistiche dei cervelli dei pazienti, grazie a scansioni in risonanza magnetica funzionale del tumore da rimuovere e dei vari tipi di tessuti della testa».
«Il bisturi renderizzato su schermo (il rendering, in senso ampio, indica la rappresentazione tridimensionale di un oggetto) è in grado di replicare la strumentazione reale, con tanto di effetto resistenza, mentre l’operazione virtuale viene con dotta su tessuti che sanguinano e pulsano come quelli veri».
L’importanza del gruppo, il valore del lavoro condiviso, emerge subito nell’intervista concessami dal professore Del Maestro. Mi illustra, infatti, i cosiddetti “nodi vinciani”, (o “vinci”, in italiano antico), complessi intrecci decorativi che fanno supporre, come riporta l’iscrizione “Academia Leonardi Vinci”, l’esistenza di una “scuola” che Leona rdo a v r ebbe fondato, sotto gli auspici di Ludovico il Moro, durante il suo primo soggiorno in Lombardia, nel 1482. E così diventa facile entrare in sintonia con una vera e propr i a pe r sona l i t à in campo medico-scientifico, grande studioso e collezio – nista di quadri, sculture, manoscritti e oggetti riguardanti il genio toscano. Benché, infatti, manchino testimonianze documentarie circa questa accademia vinciana a Milano, essa certamente dovette avere i caratteri del cenacolo amichevole.
Quello che emerge dall’esperienza di vita e professionale di questo grande studioso e appassionato di Leonardo da Vinci è, infatti, ciò che lui stesso afferma: «La nostra vera eredità è la comunicazione». E Leonardo fu un grande comunicatore. «Leonardo può essere considerato il primo ambasciatore dell’italianità e» – aggiunge il Professore – «le sue opere sono ovunque». Sono pochi, infatti, coloro per i quali il suo nome è sconosciuto. «La sua eredità è internazionale, ma di più, è universale».
Il Professore mi chiarisce, poi, il significato delle “teste grottesche” di Leonardo, soprattutto dei cosidetti “Grotteschi affrontati”. Il tema della bruttezza, da sempre considerata l’ombra del bello, combinato con quello della gentilezza e dell’amore che caratterizza questi disegni, per come viene spiegato dal Professore, non può che farci comprendere che Leonardo, anche attraverso le sue “teste mostruose” abbia voluto dire, comunicarci appunto, di non fidarci delle apparenze.
Il genio toscano va oltre il pensiero dominante e ci esorta a guardare il mondo secondo una prospettiva originale, aprendo la possibilità di un ordine degli elementi completamente diverso. Una visione che scava più addentro e oltre l’apparenza quotidiana ci permette, infatti, di vedere in modo più disincantato e lucido la realtà. E il grottesco è il tramite che la natura offre all’artista per svelare i suoi misteri. Nell’importanza di questo messaggio si spiega il desiderio di Leonardo, in particolare attraverso questi suoi disegni, di meravigliare e di stupire e, comunque, di imprimersi bene nella mente dell’osservatore.
Durante la visita, accompagnato dal professore Del Maestro, tutti quelli che abbiamo incontrato nei diversi dipartimenti del Centro di ricerca e nelle sale dell’Istituto neurologico di Montréal gli hanno rivolto un sorriso o hanno avuto con lui un breve scambio di battute affettuose, dal personale addetto alla reception al giovane collega davanti al microscopio, dal capomastro alle infermiere di reparto fino ai singoli degenti. Questo mi fa pensare che il suo non è solo un lavoro ma un gesto d’amore quotidiano, frutto della dedizione e della passione richieste da una scelta di vita rivolta a svelare i segreti della natura umana attraverso la conoscenza, come ricorda La Nature se dévoilant devant la Science, la statua della giovane, allegoria della Natura, che solleva, lentamente, il velo che la copre, nell’atrio della clinica dove mi congedo dal Professore.
Durante l’intervista ho potuto godere anche io della serenità di quel “cerchio di luce”, di quella circolarità benefica di un mutuo scambio che si crea laddove c’è comunicazione e buon equilibrio tra medici, infermieri, volontari e pazienti e che permette di andare ben al di là della sofferenza fisica e della malattia che, inesorabilmente, «cambiano la prospettiva della tua vita. La gerarchia di ciò che ti circonda » – dice, sicuro, l’illustre medico.
Salutandolo, rifletto su quanto mi ha insegnato questo incontro. In un’epoca nella quale solo il “male” e il “brutto” fanno notizia, il professor Rolando Del Maestro attesta che, anche di fronte a una malattia la cui sola parola che la definisce è per molti terrificante, «non bisogna mai smettere di concepire la vita come un’occasione irripetibile per essere migliori di come ci fa sentire la malattia stessa».
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