LA PARROCCHIA DI SAN ROCCO

LA PARROCCHIA DI SAN ROCCO

La parrocchia di San Rocco si adagia al di là dell’acqua come dicono i cittadini di Borgotaro; è composta da un migliaio di persone ,quasi tutti operai o piccoli artigiani, comprese nel territorio che dal Taro si estende al basso fino alle terre di Pontolo e al nord si allunga verso i boschi selvatici di Rovinaglia. Nel buttar giù questo articoletto sono agevolato dal fatto che ho a mia disposizione parecchie fonti alle quali attingere. Oltre al solito Emanuelli, ho sottomano i documenti del Dall’ Olio e del professor Domenico Ponzini, storici di tutto riguardo, ai quali mi rifaccio con riverenza e parsimonia; la prima dovuta al valore degli studiosi; la seconda alle raccomandazioni del mio esimo censore che mi esorta sempre ad essere breve .

Certamente più recente di San Antonino questa chiesa merita una trattazione a parte. La sua ubicazione, fuori dalle mura del Borgo, al di là del fiume, la rendeva meno frequentata dagli abitanti del paese, ma molto comoda per coloro che si trovavano dispersi nelle campagne alla destra del Taro.Scrive l’ Emanuelli abbiamo detto che Borgotaro contava per lo addietro molte chiese e di fatti, oltre queste due di S..Antonino e S. Domenico,n.d.r. che vi restano di presente, ve n ‘erano altre due appartenenti anch’esse a corporazioni regolari, una dentro le mura sotto il titolo di San Paolo: presso la quale, dopo il contagio del 1630 una certa Angelica Platoni, come consta da rogio di Matteo Stradella, fece costruire e dotò di tutti i suoi beni un monastero che perirono anch’esse nella grande strage del 1810: così dicasi degli Agostiniani che avevano chiesa e monastero nel sobborgo di S.Rocco, sulla destra del Taro, cui si accede mediante l’ antico ponte che congiunge quivi le due sponde del torrente e che se fosse cosi bello e grande come solido e forte ha resistito parecchie volte a piene tanto sformate da superare i parapetti darebbe al paese un ornamento eguale alla utilità che gli arreca da tanti secoli .
Si ha ragione di pensare che la chiesa di S. Rocco sia sorta nel secolo XVI e precisamente nel 1542 ad opera del maestro comancino Martino da Lugano, che in quel periodo si trovava in codesti paraggi tutto indaffarato a fortificare il castello di Borgotaro .È ad una sola navata, ampia e spaziosa: la facciata, in stile barocco si avvicina a quella della Annunziata di Pontremoli, ugualmente annessa al convento degli Agostiniani e attribuita allo stesso Martino da Lugano.
Aveva un campanile in stile con l’ insieme, come si può dedurre da una pregevole dello Spolverini, nell’ atrio,del Municipio di Parma, ma un tempo nell’ archivio notarile di Borgotaro, che ritrae il meraviglioso corteo nuziale di madonna Elisabetta Farnese ; la torre campanaria si può scorgere posta sulla destra e le cronache del tempo annotano che era di bell’ aspetto e reggeva due campane di grossa mezzana.
Ci informa il prof. Domenico Ponzini che,prima della chiusura della edificio sacro, la chiesa di San. Rocco era ben ampia, ben illuminata, con vari altari e precisamente: l’ altare maggiore con la mensa di una unica, grande pietra, e dietro, con coro in noce di artistica fattura. Sopra il coro, in una nicchia albergava la statua di San. Rocco, cui chiesa e altare erano dedicate. Gli altri altari erano dedicati alle Beata Vergine della cintura, a San Tommaso da Villanova, a San Nicola da Tolentino, alla Madonna di Caravaggio, a San Facondo, e alla natività di Maria.
Nella chiesa vi erano due sepolcri; uno in coro, per i frati Agostiniani che officiavano la chiesa; l’ altro accanto al presbitero per la famiglia Platoni di Borgo S. Donino.
Il convento venne soppresso ed i frati cacciati nel 1768 e per la chiesa di San Rocco iniziò un periodo di decadenza che divenne sfacelo. La cosa andò peggiorando di anno in anno finchè nel 1827 il Vescovo Mons. Ludovico Loschi, confermò l’ interdetto già inflitto dal Vicario foraneo di Borgotaro. La chiesa fu chiusa e la statua di San Rocco portata nella parrocchiale di S. Antonino dove rimase per lunga stagione, vale dire fino all’ apertura della chiesa che è di questo secolo.
Così, chiesa e convento divennero magazzini militari prima, e deposito di legna e carbone poi, come attesta il Boccia nel suo Viaggio ai monti di Parma.
Nel 1927 ad opera di Mons. G. Squeri la chiesa di San Rocco, ripulita e sistemata a dovere venne riaperta al culto, e la effige di San Rocco, i pellegrino per eccellenza, ripassò il ponte e ritornò alla sua sede primitiva.
Nel 1930 si collocò nel presbiterio un bell’ altare di stile gotico: nel 1964 la chiesa di S. Rocco fu eretta a parrocchia. L’opera migliore della chiesa resta una via crucis recentemente restaurata di grande valore.
Per delineare un poco quale sia il carattere dei parrocchiani di S. Rocco, mi pare opportuno ricordare quanto scriveva l’ Emmanuelli a proposito dei primi abitatori della Valtarese .Penso che quelli di San Rocco siano i discendenti più genuini di quei liguri che Anneo Florio chiamava forti e sicuri, più per la loro astuzie che per le loro forze… li quali non poterono essere domati se non col bruciare le loro case, col togliere loro ogni sorta di ferri, fino gli strumenti per l’ agricoltura e ancora col tradurne gran parte a domicilio coatto.Gente forte e sicura di poche parole ma spiccia e gagliarda che va subito al sodo delle faccende. E questo, coi tempi che corrono, depone a tutto loro favore .La parrocchiale si presenta decorosa e ben tenuta, accogliente.L’ abside è stata rifatta recentemente con perizia , garbo e buon gusto ad opera del parroco, che ha anche sistemato alcuni locali ricavandone un bel ricreatorio per i bambini della parrocchia che è in continuo espansione, e un appartamentino che funge da canonica. Anche il campo sportivo si S. rocco è opera sua. Le cose pregevoli nella chiesa sono parecchie: elencarle tutte sarebbe troppo lungo : ne ricorderò due: un quadro di buone dimensioni che raffigura la crocifissione ed è una coppia egregia della originale di Guido Reni e una Madonna che sovrasta l’ altare laterale di sinistra in fondo alla chiesa: è un quadro che rappresenta il cuore Immacolato di Maria ed ha una storia suggestiva che per i limiti di spazio non mi soffermo a narrare.

Don Elio Sidoli