La Cooperativa del facchini del 1925
4 Aprile 2013 da valerio
LA COOPERATIVA DI FACCHINI DEL 1925
Nella storia dei mestieri del nostro quartiere diciotto facchini ci offrono una valida esperienza di organizzazione e di autogestione. Facevano servizio alla stazione ferroviaria dove caricavano e scaricavano ogni tipo di merce, ma soprattutto legna e carbone .Si trattava di un lavoro pesante, che impegnava dalla mattina alla sera, ma rispetto ad altri mestieri,<< rendeva bene>> Guadagnavano infatti, in media lire 350 << la quindicina >>.
I facchini erano uomini scelti, molto forti e sani , capaci di resistere a lungo alla fatica .Chi ci fornisce queste notizie è il più giovane dei facchini di quel gruppo è l’ unico ancora al mondo: Mario Bruschini .<<Eh si , per fare questo lavoro. Miga tuti i pudèivi r’sist’. E per avere più forza bisognava mangiare molto, di solito a mezzogiorno1/2 Kg. Di pastasciutta e carne in abbondanza .Poi alle tre ancora qualcosa e << dietro>> fiaschi e fiaschi di vino.L’ era la lavurazion che ci faceva mangiare e bere .e qualcuno prendeva anche la basa. Avevamo una stanza nel buffet della stazione e li ci riunivamo per mangiare quello che le nostre mogli ci portavano. Di sera, invece, andavamo a casa, ma non c’ era orario per la cena: dipendeva se la era urgente o meno caricare i vagoni.
I SOCI DELLA COOPERATIVA
Mario Bruschini che all’ epoca dell’intervista aveva 76 anni e un ‘ottima memoria .E, senza pensarci tanto, elenca i nomi di tutti i suoi colleghi: Mariani Luigi e Salvatore ( Gianö d’ Ghisela ) – Spagnoli Vincenzo ( al M’ndicu ) – Baldi Francesco ( al s’lar’) – Buffetti Pietro ( Masloun ) – Ferrari Napole Sone ( d’la Saraca) – Bruschini Francesco – Filippini Giuseppe (caièin ) – Bozzia Antonio ( al tirolu ) – Leopardi Marco ( Marcoun ) – Cerotti ( al veciu ) – Bonici Antonio ( Tugnèin d’ Porta Farneis’ ) – Brugnoli Luigi ( l’ vigiu d’ la Gn’ erla ) – Del grosso Emilio ( Milio d’ la Brugnouna ) – Azzali Giannino ( Giannino d’ M’ muccia ) – Mariani Gino ( Gino d’ Gavaroun ) e Alzapiedi Celeste. Ma prima di entrare nella cooperativa, Mario aveva fatto il Facchino con la ditta Giacopazzi e con la ditta >Tosi >. Poi verso la fine del 1925 si formò la cooperativa dei 18. C’ erano un cassiere e due Segretari. Mario era addetto a ritirare i soldi dalle varie ditte , Tugnèin e L’vigiu d’ la Gn’ rla, li ddistribuivani agli altri. Lastagioen del lavoro più intenso era l’ autunno da Settembre a Natale, infatti era il periodo delle castagne , mele ,pere, uva e funghi.< Servivamo molte ditte i questo periodo- continua a raccontare Mario – Per Cesuni , ad esmpio scaricavamo un vagone d’ uva che lui faceva arrivare < per conto suo >. La frutta della zona veniva portata alla stazione da tutte la frazioni di Borgotaro ed era destinata a commercianti forestieri, soprattutto piacentini e cremonesi .Nanoun al veciu , Badö e la Giuvaneina d’ la Riligiouna facevano i madiatori : compravano la frutta dai contadini, la raccoglievano nei loro magazzini, quindi la portavano in stazione per la spedizione . Peppino Ptrilu spediva a Milano sacchi di funghi; per la ditta Bruschi Lazzaro invece caricavamo non sacchi , ma casse di funghi che andavano in America. Allora erano annate buone, anche perché da noi c’ era poco consumo, il fungo non veniva apprezzato. Nessuno del paese a quei tempi andava per funghi, solo i contadini. Terminato, questo tipo di merce, si riprendeva a caricare carbone e legna. Portavamo sulle spalle sacchi di carbone che cos ìo all’ > rinfusa > versavamo nei vagoni ; altrettanto per la legna. Alla fine della giornata eravamo neri come il carbone.
LAVORO DURO
Enu tűti sporchi e sűda ; ci volevano tre bronz’ d’ acqua buient’ p’r al bagnu. Guadagnavnu un francu, mas’ spurcavnu tűti e s’ ner’ nu miga bei san c’ era il pericolo di ammalarsi si < mangiava> molta polvere e si respirava il veleno quando si scaricavamo la caseina bianca vergine ; a brűsava iöci al nasu e la buca ( per resistere si dovevamo mettere un fazzoletto in bocca ). Oh per l’ amur d ‘Diu. C’era poi il rischio di farsi male, specie quando buttavamo sui vagoni un pò alti d’l sciap’ d’ligna di 60 – 80 chili > e poi lavoravamo sotto la pioggia e la neve. Ci coprivamo le spalle coi sacchi o roba scarta, ma er’nu bagni tursi. D’ altronde se la mercie doveva partire, non si poteva fare nessuna sosta. Il vagone prenotato dalla ditta, con 30 lire, aspettava di essere caricato. A scaldarci e a darci un po’ di ristoro c’ era sempre il vino .Loung’ al dì n’ b’ veivnu, fea tuti una brèinta. Ma anche per la cooperativa venne il momento della crisi. Con i camion infatti il trasporto prese un ‘altra direzione e poca merce veniva caricata sui treni. Si tirò ancora avanti tutti insieme fino al 1934, poi alcuni ad esempio ( Bruschini venne assunto dal Comune per10 lire al giorno ) e si staccarono dalla società d’ iomi pű forti ch’ ghéra al Burgu, d’ iomi chi gavèvi dal pulsu.
Ma il gruppo dei facchini anche se il numero era diminuito, continuò a lavorare fino al 1968. La nova società, chiamata (carovana facchini) , per desiderio di tutti i componenti ebbe come Presidente il Tirolo , che sempre ha fatto volentieri il mestiere del facchino. Era lui che faceva i contratti di lavoro, che ritirava i soldi dalle ditte e li distribuiva >>ai suoi uomini>>.
Molti Borgotaresi, poiché non sono passati tanti anni