Oggi dopo 68 anni il ricordo della battaglia finale della Resistenza a Borgotaro Palazzo Ostacchini scritta da Rosetta Solari, 8/9 Aprile 1945. “Rosetta” (Prof.ssa Rosetta Solari):

 Descrizione diretta di una partecipante all’azione, finale dell’attacco al Comando del presidio nemico e il momento della resa tedesca nello scritto della partigiana” Rosetta “(Prof.ssa Rosetta Solari ):  “I tedeschi non hanno scelto a caso il loro quartiere generale. Casa Ostacchini è fra le case intorno la più alta e la più solida. Costruita contro lo schianto delle stagioni sembra fatta apposta per resistere a tutta la batteria delle nostre armi. Sul davanti tre file di pesanti balconi sovrapposti le danno l’aria di un casermone, un bunker. Situata a metà strada fra i due ponti, quello, quello del Tarodine e quello di San Rocco, dove la carrozzabile fa gomito ma non esattamente alla svolta, è in posizione strategica con una vista ininterrotta dei due rettilinei di approccio. La torretta sul tetto deve aver fornito ai tedeschi un invidiabile panorama: il paesaggio impareggiabile di colli e colline, valli e versanti e di partigiani armati che comodamente salgono e scendono costoni e crinali scoperti. Stamattina il Presidio è tranquillo. Inespugnato e minacciosamente silenzioso. Il cielo buio coperto di una sbrindellata ragnatela di nuvole basse. Il nemico al coperto ma bloccato. Ma anche noi siamo bloccati e allo scoperto. Quella considerazione di Libero stamattina, il problema: come farli uscire? All’alba Libero si spinge carponi lungo il fossato fra la strada e il muro parallelo alla strada, sopra la sua testa il fuoco da casa Grossi lo protegge. Si muove lentamente; s’ accorge che qualcuno lo segue, si volta e riconosce Bomba, anche lui con il mitra in pugno, carponi. Proseguono e, arrivati a casa Necchi si alzano in piedi. Davanti a loro  sul muro è lo stesso reticolato che i sabotatori avevano alzato per penetrare al Presidio. – Tiriamolo giù, dai Bomba, suggerisce Libero- attaccati a quel palo. Spingono, scuotono e sentono che cede. L’intero reticolato casca a terra d’un pezzo. Soddisfatti, gli sembra di aver fatto qualcosa; aperto una breccia, tolto un ostacolo, e un po’ spavaldi e senza fretta si voltano per tornare, ora non più a carponi ma calmi e ben in vista. Arrivati al Comando trovano l’atmosfera completamente cambiata. Il loro gesto a galvanizzato tutti, e tutti vogliono uscire. – Mettiamo una carica più pesante, dice Napoli, – andiamo, farà scoppiare a catena anche le altre due. Quando scoppia non lascia dubbi che la carica o cariche hanno funzionato: uno scoppio tremendo, un rombo di tuoni a ripetizione. L’intero edificio di sicuro sradicato dalle fondamenta, una spessa nuvola di polvere e un fumo si alza. Quando si dirada dal piano terreno sventola un panno bianco da una finestra.- Bravi si arrendono. –Si e allora…. cosa aspettano, brontola Libero,- che siamo noi che andiamo a prenderli? Dalle finestre scassate, dal pavimento crollato sale ancora della polvere, ma nessuno si fa vedere. Altri panni bianchi sventolano dalle finestre. Come sempre siamo eccitati, tesi e impazienti nella tensione che ci carica nell’ azione: siamo: siamo noi che  usciamo per strada. Libero ha in mano il megafono. Siamo all’ angolo, sparsi a ventaglio.- Gli diamo la resa in tedesco, che vengan  fuori…Libero alza gli occhi e da una finestra del secondo piano vede gettato fuori un grappolo, di bombe a mano. Giù a terra, a terra, grida. Si getta attraverso la strada, rotola all’ orlo e scivola per la scarpata. Noi corriamo avanti, ci gettiamo sotto i balconi. Io premo forte le mani sulle orecchie, apro la bocca: lo scoppio è assordante. E adesso tutto è confusione: come per incanto partigiani sbucano da tutte le parti, spingono;tedeschi con le mani sul capo escono, sono urtati; si vuole vedere, attraverso il vano dell’ entrata s’ è aperta una voragine, fra il fumo, la polvere, le macerie della calce, putrelle , vetri rotti si vedono divise che si muovono nella penombra della cantina: i tedeschi sorpresi dal crollo del pavimento. La scala contro il muro resta in parte sospesa nel vuoto. Il comandante sta scendendo, si ferma a metà scala, slaccia il cinturone della pistola e la consegna…  Il tenente non è affatto come ce l’  aspettiamo. Parla a voce bassa, pacata. Vuol comunicare, vuol fare un elogio a Libero per la strategia ,( si preoccupa ch’ io traduca esattamente )- ho visto, dice l’ accerchiamento, gut,gut, fissa Libero che sta in silenzio inutilmente modesto. Il tenente è alto, un viso austero, sbiadito. Il gesto della mano. I modi, la cortesia contrastano, rafforzano l’aspetto teutonico degli altri prigionieri. Sembra sollevato che tutto sia finito, si guarda intorno con curiosità. Il suo sguardo passa per un partigiano a un altro, si ferma su Ailù- E’ lui, Fraulien , l’ ho visto avanzare, bitte. Si slaccia l’ orologio dal polso- so che mi verrà tolto, dite, vorrei che fosse lui ad averlo. Spiego ad Ailiù- Prendilo, dai ringrazia, di’ danke,dancke schön, Aliù. Soltanto un leggero movimento della mascella accenna che Ailù sorride… Ma il tenente passa in seconda linea: è il maresciallo che domina fra i prigionieri. Attorno a lui si è formato un cerchio di curiosi. Fra i prigionieri sta solo, appartato si tengono tutti  un po’ in disparte. Lui non si è arreso;lui è un duro; il prussiano con la sua aria insolente di padrone assoluto. Era lui che aveva legato per il manico un mazzo di bombe a mano e le aveva gettate dal secondo piano. È basso, tarchiato, collo spalle massiccio, osso frontale a bulbo. Rigido come i suoi stivali neri. Il maresciallo aveva cercato di morire e da vero militare della buona scuola prussiana, aveva cercato nel suo olocausto  di portare con lui il maggior numero di vittime che poteva. Ora ecco li di fronte, il maresciallo e Ailù:  faccia a faccia  fermi a guardarsi . Anche Ailù  catturato dai tedeschi aveva scelto di morire. In piena coscienza aveva preferito nella fuga di rischiare la morte. Gli occhi del tedesco sono chiari, duri e piatti come lo smalto, il viso roseo, lustro e sbarbato. Come sempre Ailù accigliato e scuro sembra infagottato, ispido come una castagna nel suo riccio, gli occhi persi nelle orbite fonde sotto la testa del cappello alpino. Gli altri, prigionieri e partigiani, sono comparse, aspettano senza muoversi nel silenzio ostile. I due inibiti, aggressivi si guardano…e il silenzio, il peso specifico dell’ ariana mutato..- In colonna, in colonna. -In colonna, ordina Libero, Tigre, Garibaldi, contate i prigionieri. Lino, Leone, su, andiamo, mettete i prigionieri in colonna…..   La mattina del 9 aprile 1945 a Borgotaro. Lo scritto è tratto dal libro “OBIETTIVO LIBERTÀ “ storia della “I’ JULIA ,, Brigata partigiana dell’ Alta Val Taro A.L.P.I Associazione Liberi Partigiani Italiani – Parma  RELAZIONE  ( Comunicato n. 34 )   OGGETTO: Fatto d’ armi del giorno 8-9 per l’ occupazione dei presidi di Borgotaro.   In seguito ad ordine emanato dai Comandi Superiori veniva disposto l’ attacco contemporaneo ai presidi di fondo Val Taro, situati in paesi e lungo la ferrovia Parma –Spezia.          La nostra Brigata veniva affidato il compito per l’ eliminazione del presidio di Borgotaro Paese, della stazione ferroviaria e dei caselli posti nel tratto della ferrovia B. Taro e Ostia.      L’ attacco veniva disposto per le ore 4 dell’8/4/945.     Nella notte tra il 6 e il 7 /4/945, il Comando di Brigata che aveva ricevuto poco prima l’ ordine di operazione disponeva immediatamente il passaggio in destra Taro di alcuni suoi Distaccamenti al fine di prendere le posizioni prestabilite per muovere l’ attacco.    Il piano prestabilito dal Comando assegnava ai vari Distaccamenti i seguenti compiti: 1)      Distaccamento Marchini: in sinistra taro doveva iniziare il fuoco con la preparazione dei mortai (due), con due squadre impegnare i caselli ferroviari 62-63, il nucleo mortai una volta terminata la sua azione, doveva lasciare i mortai in posizione e sorvegliare il greto del Taro. 2)      Distaccamento Bassani: in sinistra Taro, doveva impegnare i caselli ferroviari 60-61 e sorvegliare le provenienze da Ostia. 3)      Distaccamento Dall’ara: in destra Taro aveva il compito di attaccare la stazione ferroviaria e portarsi poi verso il Comando di Presidio, doveva tenersi in collegamento con il gruppo Vampa, il quale aveva il compito di provvedere a minare  l’ imbocco della  galleria. 4)      Distaccamento Zanrè: doveva piazzare la sua squadra mitraglieri sul castello vecchio di B. Taro e colle altre tre squadre in destra Taro ,dislocarsi fra il mulino dell’ Aglio ed il Cimitero per operare in collaborazione con Distaccamento Dall’ara. 5)      Distaccamento Antolini: in destra Taro doveva piazzarsi fra il Cimitero e San Rocco, lasciando le squadre d’ assalto a disposizione del Comando 6)      Distaccamento Piscina: in destra Taro, a disposizione del Comando di Brigata con la Bazzuka. 7)      Distaccamento Bigliardi: in destra Taro a disposizione del Comando di Brigata con due squadre d’ assalto.         Causa il cattivo tempo l’ attacco veniva ritardato e il fuoco di preparazione dei nostri mortai, si iniziava alle prime ore dell’alba, e precisamente alle 6’15, intercalatola qualche raffica delle nostre mitragliatrici. Cessato il fuoco dei mortai entravano in azione con il fuoco interno le armi automatiche di reparto, (mitragliatori e f.m.)che prendevano  sotto il loro tiro gli obiettivi nemici in precedenza a ciascuno assegnati.             Contemporaneamente le nostre squadre d’ assalto movevano l’ attacco sia del Comando di presidio sia del presidio posto in stazione. L’ avvicinamento al Palazzo Ostacchini, sede del Comando, nemico, veniva effettuato da tre nuclei separati, i quali partendo da San Rocco operavano in stretto collegamento e passando di  casa in casa, per eliminare eventuali posti  di  resistenza nemici, riuscivano a raggiungere e piazzare le loro armi nelle ultime case a ridosso del menzionato Comando.             L’ avvicinamento riusciva quanto mai arduo per la vivacissima reazione nemica la quale bloccava fra l’ altro per oltre un ‘ ora una nostra squadra entro una casa battuta violentemente.             Di pari tempo il Distaccamento Dall’ara in collaborazione con il Gruppo Vampa, attaccava i caseggiati della stazione ferroviaria dove si ritenevano rinserrati i tedeschi. Parte di questi riuscivano a raggiungere l’ imbocco della galleria mentre il rimanente si trincerava nei caseggiati e fra le cataste di legno della fabbrica di Estratti tanici.             Il combattimento continuava accanito e la nostra azione contro il Comando del Presidio, si faceva sempre più serrata appoggiata dalla nostra unica Bazzuka. Allo stesso è stato più volte intimato la resa ma non ha dato alcun cenno di risposta.             Più tardi verso le ore 16, la nostra pressione si faceva rabbiosa e con l’ ausilio di due altre Bazzuke, con tre uomini della 2° Brigata Beretta, i nostri Sabotatori si portavano sotto il Palazzo con lo scopo di far brillare una carica di esplosivo davanti al portone posteriore.             Il nemico accortosi dei nostri intendimenti reagiva sempre più accanitamente con il lancio altresì di numerose bombe a mano. La carica di dinamite non ebbe a scoppiare , si incendiava poi in seguito ad un di Bazzuka e provocava poi la distruzione del portone accennato.             Nuovi assalti sferrati dalle nostre squadre rimanevano infruttuosi.             I reparti nostri dislocati in stazione non riuscirono ad avere il migliore successo, malgrado fosse stata inviata colà in rinforzo una delle migliori squadre d’assalto.             I caselli intanto venivano tenuti impegnati per tutta la giornata.             Col sopraggiungere dell’oscurità la nostra azione veniva limitata ad un’ attiva vigilanza acciochè il nemico non potesse tentare eventuali sortite isolate o a nuclei.             Nello stesso tempo  il Comando di Brigata decideva di rimandare al mattino dopo ulteriore azione di attacco disponendo  altresì nella notte, nuove postazioni resesi libere dopo le  azioni della giornata.             Durante la stessa notte il nemico lanciava numerosi razzi di vari colori( bianco- rosso-verde) ai quali rispondevano altri razzi dai caselli che ancora resistevano.             Ad intervalli qualche raffica veniva fatta partire dai nostri, in particolare all’ imbocco delle galleria del Borgallo.             Alle ore 5 del giorno dopo si riprendeva in forma limitata l’ azione. Più tardi verso le ore 7,30 l’ attacco assumeva un tono violento e con l’ ausilio delle Bazuke e sotto la  protezione delle armi automatiche di reparto e di quelle individuali posate a pochi metri dal Palazzo, i nostri sabotatori riuscivano nuovamente a piazzare una seconda carica, molto più grossa della prima, nell’ interno della casa.             Col brillamento dell’ esplosivo di Comando Tedesco veniva preso d’ assalto ed i primi nemici titubanti uscirono dal caseggiato sventolando un fazzoletto bianco. Immediatamente si faceva cessare il fuoco delle nostre armi e ci si portava ancora più sotto intimando a voce la resa.             Il nemico rispondeva con un nuovo lancio di bombe a mano che ci costringeva a ripiegare nuovamente, mentre le nostre armi riprendevano più violento che mai il loro fuoco. Intanto giungeva notizia che due caselli ferroviari erano stati costretti alla resa dopo l’ intervento di una nostra Bazuka.             Nuovamente i nostri uomini si portavano sotto e  questa volta il nemico, dopo breve esitazione, capitolava.             Subito dopo si faceva irruzione nel Palazzo vicino ove venivano catturati altri  6 tedeschi.             Radunato gli uomini ci si  portava in stazione e coll’ ausilio di alcuni prigionieri si riusciva a catturare i pochi nemici rinserratisi in un unica casa.             le dette azioni ebbero termine alle ore 9 circa del giorno 9.             Nel pomeriggio mentre due nostri Distaccamenti erano destinati per dare l’ attacco ai caselli 60 –61 che ancora resistevano, le nostre squadre di sabotatori con altri uomini si portava nell’ interno della galleria del Borgallo Dopo la predisposizione delle postazioni veniva mosso l’ attacco ai caselli con l’ intervento delle Bazuke e dopo breve e nutrito fuoco erano costretti alla resa.             Nella galleria del Borgallo con l’ ausilio di alcuni prigionieri e colle dovute misure di sicurezza si procedeva alla cattura di numerosi altri nemici.             Con questo si compiva la nostra azione con l’ occupazione totale del paese di Borgotaro e l’ eliminazione dei presidi posti lungo la linea ferroviaria da Ostia a Borgotaro.   Hanno partecipato all’ azione numero 217 Patrioti.  PERDITE NOSTRE :  2 feriti, di cui uno deceduto in seguito.  PERDITE NEMICHE   5 morti – 5 feriti – 124 prigionieri così ripartit:              n 2 Ufficiali – N 6 Marescialli – 18 Serg. Magg. E sergenti – N 94 militari tedeschi- N 1 civile (       spia ) e N 3 donne. ( fra i prigionieri sono compresi i ferit.)   MATERIALE CATTURATO:              4 Mitragliatrici Fiat. Mod. 35           3 f.m  Scoda           1 f.m. Bren           2 f.m  Breda          2 f. m Mauser         73 armi individuali       1 autocarro < Renault >       a Gassogeno         Carrelli e Vagoni ferroviari- munizionamento –        Equipaggiamento ed altro materiale vario