Ricordo di un quartiere è un racconto a puntate di una storia di fantasia, ma con riferimenti di zone esistenti
Scritto da Valerio Agitati con la correzione di Teresa Fortunati

2° parte

Ritornando sui loro passi escono dalla stazione, il nonno sempre molto curioso continua a fare domande, “Non vedo il Vaticano. E la fabbrica del Tannino?” Mattia divertito da tanta curiosità gli spiega che il Vaticano e la Veloce sono stati sostituiti da nuove costruzioni e il Tannino ha chiuso negli anni 70, ora è un deposito del Comune.
E passando davanti al parcheggio della Stazione a Giuseppe torna in mente quando c’erano montagne di trucioli dove i bambini giocavano a scivolare. E’ giunto mezzogiorno, e rivolto al nipote Giuseppe gli dice “Io ho fame andiamo a mangiare da Cucchi, la trattoria dove andavo nei giorni di festa con la mia famiglia”. Mattia gli spiega che ora non c’è nessuno dei Cucchi, nel 1976 hanno cessato l’attività e ora è gestita dai figli di Marino. Si accomodano ad un tavolo e, appena seduti, lo sguardo di Giuseppe si posa su un uomo che sta mangiando, “Ma io lo conosco” dice Giuseppe “ è il professore che insegnava matematica alle mie figlie “. Si alza e gli si avvicina, L’uomo lo riconosce subito “Sei Giuseppe quello degli Stati Uniti ….” e insieme cominciano a ricordare e parlano del fratello del maestro, primo riparatore di televisioni, che quando veniva a casa intanto che aggiustava spiegava al padrone di casa tutto il funzionamento della tv.
La cameriera richiama Giuseppe al tavolo e dopo avere ordinato tagliatelle ai funghi porcini e funghi fritti, cominciano a parlare di quello che il nonno ha fatto prima della pensione negli Stati Uniti e Giuseppe racconta al nipote della sua attività di ristoratore, e con orgoglio gli spiega che nel suo ristorante la nonna Ada cucinava le ricette tipiche Valtaresi molto apprezzate oltre oceano.
Giunto il momento di pagare chiede con che moneta deve pagare, il nipote risponde che andava bene anche una carta di credito, se non ha euro.
Nell’uscire nota la mancanza del distributore e chiede anche del forno, dove si fermava per mangiare quella focaccia che si scioglieva in bocca e il pane ben cotto, e apprende che avevano chiuso tutti e due alla fine degli anni ‘80.
Passando il ponte del Tarodine si fermano alla fontana, Giuseppe la osserva e con stupore nota che è diversa, ma tutto sommato gli assomiglia, anche se molto più piccola. E la mente torna a quando le donne del Borgo tornavano con la legna dai boschi e si fermavano lì a bere.
Guarda il Tarodine e lo vede quasi asciutto “ ai miei tempi si costruivano le capanne e si andava a pescare a mano per mangiare i pesci e i gamberi, quante mangiate tra ragazzi del quartiere “.
Guardando il Baracchino con delle scritte particolari 44°29°8” Nord 9°46‘ 40” non ne capisce il significato, Mattia gli spiega allora che sono posizioni per i GPS, e la scritta B@racchino significa che è un punto Internet per il quartiere… “E pensare che ai miei tempi era una rivendita di ortofrutta” dice scuotendo la testa.
Proseguendo per Viale della Libertà Giuseppe si accorge di come tutto è cambiato … Carlone non c’è più, la trattoria di Marioni, con annesso distributore e tabacchi e alimentari ora è una pizzeria.
Improvvisamente Giuseppe si ricorda che nel piazzale al di là della strada c’era la fabbrica del marmo della ditta Tagliavini , dove aveva lavorato qualche anno a fare le mattonelle e le sculture per le chiese e le ville del Borgo, dove Aldo aveva allestito i primi carnevali … e ora più nulla. Tornando sul Viale fa notare a Mattia un caseggiato con la scritta Petroncini e spiega al nipote che un tempo era uno studio fotografico, il primo del quartiere.
Si fermano all’incrocio e notando la scritta Discount, volge lo sguardo in fondo alla via e ricorda che ai suoi tempi c’era una latteria, un allevamento di suini , dove si produceva dell’ottimo parmigiano.
Continua.