Ricordo di un quartiere è un racconto a puntate di una storia di fantasia, ma con riferimenti di zone esistenti
Scritto da Valerio Agitati con la correzione di Teresa Fortunati

3° parte

Giunti davanti al bar i ricordi tornano a quando li si ballava, dove c’era la prima televisione con il Musichiere e i primi varietà, Mattia guarda il nonno e nota nel suo sguardo la malinconia di tutto quel cambiamento e lo stupore di non vedere più i Trulli di Pietro.
Si sofferma davanti al Palazzo Ostacchini e spiega al nipote cosa successe durante la guerra, il perché lui non poté partecipare essendo nato nel ‘27,ma nella mente il ricordo dell’ultima battaglia del 9 aprile del ‘45 quando cadde il presidio tedesco e Borgotaro fu liberato.
Mattia chiede al nonno se è stanco , era diverso tempo ormai che camminavano, ma la risposta fu “ no, andiamo avanti , questi ricordi mi fanno ritornare ai miei tempi e sono molto felice che tu mi accompagni nel cammino della mia gioventù.
Continuando a camminare lo sguardo si sofferma su tutte le costruzioni sorte dove prima c’erano i campi che raggiungevano il Taro, dove il contadino Pietro coltivava il grano e fieno per le sue mucche, ora vede una scuola , un campo da calcio, un parco giochi, una caserma della forestale, e con malinconia. rivolgendosi al nipote, dice che se avesse avuto tutte quelle possibilità non sarebbe probabilmente emigrato.
Le prime ore della sera giungono in fretta insieme alla stanchezza. Mattia gli dice che la mamma è a casa e li sta aspettando.
Ripercorrono un pezzo di via che porta alla scuola e tornano in Viale della Libertà davanti al Norge, e Mattia vede il nonno che dall’emozione non trattiene una lacrima, lì era nato, lì aveva passato tutta la sua gioventù, la mente corre .. e rivede i suoi genitori, in quella casa di poche stanze, con gli artigiani che lavoravano al pian terreno.
“Siamo arrivati a casa” esclama Mattia “io le mamma abitiamo qui all’ultimo piano.” Salendo le scale Giuseppe è ammirato da come è tutto cambiato, tutto nuovo, non più i sanitari in comune, i piccoli appartamenti, ma una divisione con nuovi appartamenti più grandi.
La porta è aperta, Maria alla vista del babbo scoppia in un pianto dirotto di gioia, il nonno non trattiene le lacrime e così passa qualche minuto di silenzio, in quell’abbraccio senza fine pieno di forti emozioni.
Si accomodano in salotto e Maria sempre più emozionata non riesce a parlare, vedere il babbo dopo tanto tempo un po’ più curvo ed invecchiato da quando qualche anno prima era andata al funerale della mamma.
Maria si informa su quello che ha visto in quella giornata e scopre il grande stupore per aver visto il suo quartiere così cambiato da come l’aveva lasciato tanti anni fa, ne parlarono fin quando giunge l’ora di cena e arriva il marito di Maria , Gianni, al ritorno dal lavoro a Parma, anche per Gianni è un’emozione rivedere il suocero. La cena , semplice, ma molto intensa, poche parole per la forte emozione di ritrovarsi, e alla fine Giuseppe chiede di andare a letto perché la giornata è stata molto pesante per il lungo viaggio .
Maria Gianni e Mattia continuano a fare piani per i giorni seguenti per rendere la visita interessante carica di emozioni.
Al mattino seguente Giuseppe svegliatosi prima di tutti, senza far rumore guardò dalla finestra e vide l’edificio delle Gianelline ristrutturato, ricordò quando le suore gestivano le scuole dall’asilo alle superiore, e un dormitorio per ragazze dei paesi vicini, i primi film nella palestra, le recite dei bambini, le passeggiate al rosario nel mese di maggio delle ragazze,con lo scambio di sguardi, con le suore sempre attente.